accettazione anziano e badante

La lunga accettazione dell’anziano

La lunga accettazione dell’anziano

L’aumento dell’età di vita media ha indotto l’attenzione di psicologi, psichiatri, sociologi, giuristi ad una importante discussione circa il percorso di accettazione dell’anziano. Questo si trova a dover far fronte a cambiamenti fisici e psicologici che, in aggiunta a fattori ambientali e socio-economici, possono minare la loro efficienza ed il loro benessere.

Il trascorrere degli anni, infatti, è associato ad un peggioramento nella salute fisica e mentale che può però essere rallentato da interventi che promuovono il benessere e migliorano la qualità della vita. Un possibile strumento per mantenere nelle ultime decadi di vita un’alta percezione di qualità della vita potrebbe essere quello di fare leva sull’accettazione psicologica sviluppata per trattare determinati problemi psicologici ed incrementare la capacità di prendere consapevolezza del momento presente.

Accettare (dal latino “capere”, ossia “prendere”) non significa tollerare o rassegnarsi, ma accogliere ciò che arriva; sperimentare, abbracciare attivamente e consapevolmente i pensieri, le emozioni, le sensazioni, senza modificarli o eliminarli, anche quando risultano spiacevoli e dolorosi, darsi da fare ogni giorno con nuove iniziative, impegnarsi in qualcosa in cui si crede, gestire i tempi vuoti e frequentare persone che siano in grado di attivare queste facoltà.

Gli studi lo dimostrano: gli anziani che tentano attivamente di eliminare i problemi irrisolvibili tipici dell’ultimo stadio dell’esistenza hanno un maggiore rischio di depressione, mentre coloro che li sostituiscono con obiettivi più realizzabili godono di un miglior benessere, si sentono protagonisti e quindi non soffrono di depressione e non tendono ad abbattersi o ad immobilizzarsi.

Si tratta ovviamente di soggetti sensibili, che più facilmente tendono a sperimentare emozioni negative, che temono l’insorgere delle malattie e della morte. Lo spirito di adattamento consiste proprio in questo: accettare i propri limiti ed investire sui propri punti di forza per non sentirsi sopraffare dalle preoccupazioni.

In tutto questo percorso occorre la presenza costante di uno psicologo, o comunque di uno specialista del settore che sappia comprendere i primi campanelli di allarme e metta al corrente le famiglie prima che sia troppo tardi e la semplice preoccupazione rischia di trasformarsi in un vero e proprio stato di depressione.

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