Badante in nero

La badante e il lavoro nero: quanto si perde?

Il lavoro della badante è uno dei lavori più “a nero” che vengono svolti nella nostra nazione; ciò accade poiché la figura della badante ha assunto in sé più figure, confondendo le acque tra mestiere, lavoro, convivenza: si pensa siano prestazioni “occasionali” le mansioni svolte dalla badante, e che, per il fatto che vengono svolte all’interno delle mura domestiche, siano da considerare di secondo piano o “bonariamente”: non è così.

Intere leggi, ultimamente, hanno regolamentato le prestazioni delle badanti, fornendo anche una tutela in termini di diritti e di doveri della badante – anche soprattutto grazie alle agenzie, come AES DOMICILIO, che hanno arginato il vecchio metodo del “passaparola” il quale, però, se sul piano umano è certamente quello più prossimo, sul piano fiscale, se non affiancato ad una regolare dichiarazione ed assunzione, ha conseguenza disastrose.

Premesso che le famiglie sono spesso le prime vittime “consapevoli” dell’assunzione di badanti non in regola, ci siamo domandati quanto questa piaga sociale possa pesare sui conti dello Stato che, come in un grande cortocircuito, è anche il vero responsabile. Calcolatrice alla mano: ogni anno in Italia ogni giorno un piccolo esercito di lavoratori presta servizio nelle nostre case senza avere il contratto. Su 2 milioni di addetti, 1,2 milioni sono infatti in nero e solo 800 mila regolari. In altre parole, 6 domestici su 10 sono “invisibili”. Senza diritti ma anche senza doveri, e proprio questa condizione contribuisce a generare un ammanco nelle casse dello Stato che vale 2,4 miliardi di euro, tra omessi versamenti contributivi (1,8 miliardi) e mancate dichiarazioni dei redditi (600 milioni Irpef).

Ma perché succede questo?
Basta guardare al panorama delle agevolazioni fiscali.

A fronte di costi per assistenza anche molto elevati lo Stato mette a disposizione delle famiglie poco e niente. Ad oggi, infatti, si possono dedurre solo una parte dei contributi versati in favore del domestico. Solo chi assume una badante ed ha un reddito inferiore ai 40 mila euro può detrarre lo stipendio ma per un massimo di 399 euro. Briciole, considerando che la retribuzione annua di un’assistente alla persona non autosufficiente si attesta sui 17mila euro l’anno.

Tuttavia non basterebbe soltanto – come ipotizzato – dare la possibilità di detrarre interamente i contributi versati, all’anziano, ma, allo stesso tempo, bisognerebbe snellire le trafile e le accise burocratiche che le agenzie socio assistenziali devono comunque subire – certamente attutendo il colpo in modo minore rispetto ad una famiglia che autonomamente decide di assumere una badante – ma che, comunque, comportano un rallentamento notevole dell’intera possibilità di cura degli anziani.

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