Licenziare badante

Licenziare una badante

Licenziare una badante può essere molto complicato, ti spieghiamo perché.

Assumere una badante è esperienza complessa e faticosa poiché si va incontro a troppi intoppi burocratici, che essere affrontati da una persona qualsiasi significa attraversare un mare di carte e di informazioni estranee anni luce alla normale quotidianità. Ecco perché è sempre meglio affidarsi ad un’agenzia professionale per badanti come AES DOMICILIO che si occupa di tutto, dalla a alla z, dell’assunzione, della scelta, della retribuzione e di tutta quella sequela che riguarda TFR, contributi, tredicesime.

Altrettanto complicato, però, è anche licenziare una badante; e lo è soprattutto quando non si è adeguatamente informati.

Licenziare una badante e la legge italiana

L’ordinamento italiano considera il diritto al lavoro un principio fondamentale. Per questa ragione la legge tutela la conservazione del posto di lavoro da parte dei dipendenti, prevedendo particolari tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. Uno dei criteri adottati dalla legge nel prevedere quanto forte sia la tutela offerta ai dipendenti riguarda le caratteristiche del datore di lavoro. E’ evidente che la tutela di cui può godere il dipendente di una grande azienda non può essere identica a quella offerta ad un lavoratore che opera in una piccolissima realtà aziendale. Proprio da questa considerazione deriva l’esclusione di alcune particolari categorie di dipendenti dalla normativa di tutela contro il licenziamento ingiustificato. In particolare il licenziamento colf e badanti è sempre possibile senza particolari motivazioni giustificative.

Ci sono, infatti, delle specifiche categorie di dipendenti per le quali continua ad applicarsi unicamente la tutela offerta dal Codice Civile. I lavoratori a cui non si applica la tutela prevista in caso di licenziamento, che costituiscono la cosiddetta area della recedibilità in tronco o ad nutum, sono:

  • i lavoratori domestici, colf e badanti;
  • i dirigenti;
  • gli atleti professionisti;
  • i lavoratori assunti in prova fino allo spirare del periodo di prova;
  • i lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile.

Per licenziare una badante o un lavoratore che appartiene ad una delle categorie appena indicate, comprese dunque le colf e le badanti, il datore di lavoro non deve specificare qual è il motivo di licenziamento ma può decidere liberamente di cessare il rapporto di lavoro, senza particolari motivazioni, osservando solo l’obbligo di dare il preavviso al dipendente o, nel caso di licenziamento con effetto immediato, di pagare la relativa indennità sostitutiva del preavviso. Qualora il licenziamento si fondasse su una giusta causa di licenziamento, il datore di lavoro non avrebbe nemmeno l’obbligo di dare il il preavviso potendolo licenziare con effetto immediato. Per fare alcuni esempi, la giusta causa di licenziamento si potrebbe indurre se la colf viene colta a rubare dei beni di proprietà del datore di lavoro; oppure se la badante venisse sorpresa a picchiare l’anziano che ha in cura. Deve trattarsi, dunque, di fatti molto gravi che interrompono la fiducia da parte del datore di lavoro e che impediscono la prosecuzione, anche solo momentanea del rapporto.

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