“Avrei Bisogno Di Una Badante” “Prego, Signora, Non Dica Piu’ Badante Ma Assistente Familiare!”
Ebbene sì, l’edulcorazione dei nomi di professione è giunta anche sulle badanti: tutti ricordiamo il “bidello” a scuola, eppure le nuove generazioni lo chiameranno “operatore scolastico”; tutti ricordiamo lo “spazzino” o “netturbino”, eppure le nuove generazioni lo chiameranno “operatore ecologico”.
Insomma, le parole che abbiamo sempre usato assumono sempre più frequentemente un’accezione dispregiativa: mai che un termine datato torni di moda, semmai può essere richiamato alla mente solo come metro di paragone da cui non prendere mai più le mosse. Ed ecco che anche la badante ha smesso di essere badante per diventare “assistente familiare”: non chiamiamole più badanti, dal primo ottobre il nome corretto è “assistenti familiari”, una vera professione. Il focus non è più solo assistenza all’anziano, ma a tutta la famiglia. Questa settimana è entrato in vigore il nuovo contratto nazionale di colf e badanti.
L’obiettivo è far acquistare alla professione più dignità e tutela. Maggior tutela anche per le famiglie che hanno bisogno (sempre di più) di persone che si prendano cura dei propri cari. Non senza difficoltà. In Italia la domanda ha superato in modo importante l’offerta e con le normative Covid tra Paese e Paese la situazione è peggiorata. Non se ne trovano. E se si trovano non sempre si casca bene. L’intesa riguarda circa 860mila lavoratori regolari a livello nazionale che arrivano a 2 milioni se si considerano le stime sul sommerso (colf comprese). Nel Vicentino le cosiddette badanti sono circa 8.200, di cui 5.450 regolari e circa 2.700 non in regola. Sono invece circa 36mila le famiglie che ricorrono a queste figure (quasi due milioni e mezzo in Italia). Ne abbiamo parlato con Alberto Bordignon, responsabile di “Confartigianato persone”, nel settore dal 2000.
In Italia è sempre più difficile trovare un’assistente familiare, in questo periodo in particolare perché lo spostamento dei cittadini comunitari è diminuito. L’arrivo delle assistenti familiari da Romania, Bulgaria e Moldavia si è molto ridotto per le normative Covid e perché hanno paura. Per i non comunitari c’è stata la sanatoria che si è conclusa il 15 agosto. Moltissime posizioni sono state regolarizzate C’è un grande turn over. Le badanti appena possono cambiano, cercano una soluzione migliore: passano da un non autosufficiente a un autosufficiente, dal malato di Alzheimer (badante Alzheimer) a pazienti meno impegnativi.
Appena possono si trovano un appartamento indipendente e non sono più disposte a offrire un servizio 24 ore su 24. Altre si prendono pause, non garantiscono continuità, fondamentale per le famiglie. Dall’altro lato il bisogno delle famiglie aumenta sempre di più. Molte sono sotto pressione e in grosse difficoltà. In questi anni ho visto nuclei familiari disgregarsi. I problemi sono soprattutto economici: per permettersi una persona in casa giorno e notte si tira la cinghia, si vanno ad intaccare i risparmi, aumentano attriti e sensi di colpa. Le famiglie hanno bisogno di persone disponibili sempre, questo cozza con l’esigenza dell’assistente familiare di spazi propri e di una vita indipendente. C’è il problema della lingua. Non tutte, poi, sono preparate professionalmente, non tutte sono in grado di gestire le varie situazioni domestiche, soprattutto sanitarie.
Le famiglie si aspettano cura, dedizione, amore, per molte assistenti familiari si tratta invece solo di un lavoro. Il contratto nazionale prevede 984,01 lordi al mese per chi assiste non autosufficienti, circa 920 euro netti, più vitto e alloggio. Quando sono in ferie o in permesso prendono un’indennità. Chi si prende cura di persone autosufficienti guadagna invece 868 euro lordi (800 netti). Dal primo ottobre, un’assistente familiare che si occupa contemporaneamente di 2 persone non autosufficienti – cosa che accade spesso – avrà 100 euro in più al mese in busta paga. Oggi la maggior parte sono moldave, bulgare e rumene. Un tempo erano soprattutto albanesi, provenieni dall’ex Jugoslavia, polacche, montenegrine. In Italia l’esigenza di assistenti familiari è emersa con la legge Bossi-Fini del 2002.
La sanatoria ha fotografato una situazione di grande bisogno e urgenza. Con il tempo le cose si sono consolidate: la popolazione è sempre più vecchia, gli anziani vivono più a lungo, c’è una grossa difficoltà di trovare spazi nelle case di riposo. La società è cambiata, quindi anche gli equilibri familiari: bisogna lavorare in due, gli appartamenti sono più piccoli, chi rimane a casa ha molte patologie che vanno gestite.
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