famiglia e badante

Manuale della Badante, l’incontrarsi, Famiglia e Badante

Un libro può essere una delle scelte migliori per conoscere qualcosa.

Aes Domicilio come casa editrice ha raccontato la badante e la famiglia per aiutare entrambe le figure ad entrare una nel mondo dell’altra.

Dopo aver fatto pratica nella fase “ricerca ” e selezione” della badante e aver ben chiarito il rapporto lavorativo e legale con i datori di lavoro, che anche per le badanti è di ricerca e selezione proprio come per i familiari del futuro assistito, viene il momento più delicato ossia quello dell’incontro tra la badante, i  familiari e l’anziano stesso.

Il congiunto, probabilmente, sarà un po’ spaventato: sa di non essere al sicuro, lasciato a se stesso, sa che avrà qualcuno vicino su cui contare ma, se da una parte questo lo fa sentire sollevato, dall’altra è umiliante.

“Ah, quand’ero giovane! Non avevo certo bisogno di qualcuno che mi stesse dietro, e…”

E, si, è normale: la vecchiaia dà molto tempo per pensare e i pensieri sono spesso amari e colmi di malinconia per ciò che si è perduto attraverso gli anni che sono volati nel tempo di un respiro.

C’è il bisogno, la curiosità, ma ci sono anche timore e diffidenza. E amarezza, come appena visto.

E ora la famiglia deve incontrare questa misteriosa figura, quasi leggendaria, e farla conoscere all’anziano e, per questo, ognuna delle parti deve imparare a superare i suoi limiti, essere capace di ampliare il proprio punto di vista.

Perché la famiglia ha una “fifa blu” di affidare mamma o papà a un’estranea che, sarà gentile, avrà referenze da premio Nobel, ma è sempre un’estranea e non è famiglia.

Il desiderio di “starle addosso” e controllare ogni cosa… alzi la mano chi non ce l’ha!

E la badante, per quanto con una lunga esperienza, è di nuovo all’inizio di un rapporto di lavoro, che non è un lavoro qualunque: deve prendere, di nuovo, una persona fragile per mano e portarla attraverso la vita, che è una vita difficile e che, col tempo, lo sarà sempre di più.

Non importa se l’assistito sia stato un esploratore, un militare, un poeta o un grande architetto o che altro… ora è una persona fragile, come un bambino, ma senza l’aspettativa, la sete, di un brillante domani.

E poi c’è chi pensa che fare la badante sia un lavoro semplice!

Ecco: è il momento di sottoscrivere un bel contratto, con esigenze, diritti e regole da ambo le parti e qui si inizia a creare un rapporto su delle solide basi.

Molto terra-terra, ma è ciò che fa sentire tutti “in regola”, rispettati.

Ci si stringono le mani per la prima volta, suggellando il proprio patto che consente una tutela reciproca e fa sì che nulla sia lasciato al caso o che si possano creare incomprensioni.

Sicuramente i familiari saranno intimiditi, per loro è davvero la prima esperienza, e devono parlare di un congiunto a qualcuno che la famiglia ce l’ha a centinaia, forse migliaia, di chilometri e cui viene chiesto di occuparsi della propria, perché, non si può negare che, nel momento in cui si occupa di mamma o papà, si occuperà un po’ anche di figli e nipoti e delle loro “paturnie”.

Anche la badante è intimidita, perché vorrebbe essere in famiglia, la sua, mentre si approccia a sconosciuti che sono un’entità a sé, qualcosa che a lei manca, ed è come girare il coltello nella piaga.

Mantenere i giusti confini nel rapporto con una badante può essere difficile, andando avanti: entra in casa, vive nei stessi spazi dei familiari e dell’anziano e diventa un altro membro della famiglia un po’ alla volta ed è normale (e auspicabile a livello di umanità) che si possa creare un rapporto di affetto.

Bisogna riuscire a creare nell’incontro un clima sereno fin dall’inizio, di rispetto e di aiuto reciproco.

Appena firmato il contratto con la badante sarà d’uopo una bella chiacchierata per capire, dopo le referenze e l’esperienza lavorativa, le sue abitudini, la sua vita, il suo credo, per esempio.

Avrà delle passioni, forse ama la musica o la danza, oppure le piace leggere e vorrebbe leggere libri anche impegnativi in italiano.

Forse ha lasciato dietro di se le sue passioni spinta dalla necessità di sopravvivere e inviare soldi a casa, da qualche parte.

Assistere un anziano è un lavoro molto delicato e difficile: richiede attenzione, delicatezza e sensibilità.

La badante entra nelle abitudini, nella routine, nel mondo dell’anziano imparando a conoscerlo e a intuire i bisogni fisici ed emotivi prima che lui li manifesti o senza che debba manifestarli.

Condividendo la quotidianità, scambiandosi confidenze, si crea sempre più vicinanza.

La badante può sostituire, agli occhi di un anziano solo, il ruolo de figli o dei nipoti ma, a volte, diventa figura di riferimento tale da farsi carico, nel bene e nel male, di una figura persa, come una moglie o un marito, per esempio.

L’anziano può riversare nel rapporto affettivo con la persona che lo assiste le delusioni, i rancori o il mancato soddisfacimento di bisogni affettivi da parte di familiari poco attenti o disponibili o, allo stesso tempo, questo nuovo rapporto può rappresentare per l’accudito la nascita di nuovi sentimenti.

Questo è da ricordare sempre, è da ricordare che il congiunto vorrebbe essere libero e, allo stesso tempo, vorrebbe essere accudito dai figli, che vive un momento di conflitto per quanto possa essere lucido.

Così ci si prepara a questo incontro e ci si studia, dapprima si cerca d restare sul vago e poi, un po’ alla volta si parla dei parenti, dei figli del paese, quello qui e quello laggiù, qualsiasi cosa si intenda con “laggiù”.

E’ bene imparare a segnare dei confini, certo, ma non troppo netti, dove ci sia spazio per sforare da entrambe le parti: quel dolcetto a colazione che alla badante piace un sacco, il nonno che vuole guardare quel programma fino alla fine perché si diverte un mondo a veder litigare per personaggi e il presentatore…

E bisogna ricordare che la badante è giovane e forte e non può mangiare pastina come l’assistito, che diamine!

E non si può pensare di dire alla badante: “Ecco, qui ci sono i soldi, fai tu la spesa, fai tutto tu!”

Questo non è un buon modo di porsi: è uno scaricabarile, freddo e sgradevole.

Invece bisogna coinvolgerla, si può provare, quando possibile, a farla insieme questa spesa per l’anziano e per lei, scegliendo insieme e regalando qualcosa a lei e al figlio stesso e poi una chicca per il nonno.

Si dovrebbe cercare di costruire una relazione umana con la badante, ricordando che è una persona, un altro come noi, non inferiore a noi in alcun modo, anche se svolge un lavoro che per molti è umile.

Si ricordi che senza persone come lei le famiglie non saprebbero come fare: la badante sostituisce la famiglia, è lì al suo posto, e l’unico modo per far si che voglia bene al proprio congiunto è farla stare bene con lui e con i figli.

Non si dovrebbe cercare di limitare al massimo gli orari di pausa pretendendo che viva per la famiglia e per l’anziano: se le si andrà incontro sugli orari lei sarà più disponibile in caso di bisogno.

E ci si deve ricordare che quelle due ore sono sue, che lei non può, terminato l’orario, tornarsene ai fatti suoi, tornarsene a casa e dimenticarsi tutto il resto come fanno le famiglie.

Per lei quelle due ore sono la libertà.

Ancora una volta, ci si venga incontro.

Domani sarà lei a rinunciare a qualcosa per i familiari o per il nonno.

Se si accontenterà la badante su qualcosa dall’altra parte si finirà per acquisire più potere d’acquisto.

Sembra cinico ma, alla fine, è davvero così che funziona, c’è un dare avere costante, che farà parte delle vite di entrambe le parti, un po’ come da piccoli quando la mamma diceva: “se fai i compiti, dopo ti compro il gelato”.

Aes Domicilio coglie l’occasione del suo primo manuale per far conoscere com’è realmente il mondo della badante.

Il manuale è acquistabile direttamente dal sito Aes domicilio.

 

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