licenziamento badante

Licenziamento della Badante assunta con un Tempo Determinato

Indice

La badante in quanto contrattualizzata seguendo la norma nazionale dei lavoratori ha diritto al giusto preavviso in caso di licenziamento.

Il licenziamento della badante assunta con tempo determinato: un’esplorazione legale e pratica

Il ruolo di una badante è fondamentale nell’assistenza di persone anziane, malate o disabili. Tuttavia, ci possono essere circostanze in cui il datore di lavoro può necessitare di terminare il contratto di lavoro di una badante assunta a tempo determinato. Il licenziamento di una badante, come qualsiasi altro lavoratore, deve essere gestito in conformità con le leggi e le normative previste dalla legislazione italiana. In questo articolo, esploreremo le circostanze e le procedure per il licenziamento di una badante assunta a tempo determinato.

Licenziamento badante a a tempo determinato: una panoramica sul contratto

Un contratto a tempo determinato è un tipo di contratto di lavoro che ha una data di inizio e una data di fine specificate.

Questa tipologia di contratto è spesso utilizzata quando i datori di lavoro hanno bisogno di personale per un periodo di tempo limitato, ad esempio per coprire un congedo di maternità o per esigenze stagionali. Per le badanti, un contratto a tempo determinato può essere utilizzato quando si prevede che l’assistenza sia necessaria solo per un periodo di tempo specifico, ad esempio durante il recupero da un intervento chirurgico.

Il licenziamento della badante prima della scadenza del contratto

Il licenziamento di una badante ad ore o convivente assunta a tempo determinato prima della scadenza del contratto può avvenire solo in circostanze particolari. La legge italiana stabilisce che un datore di lavoro può rescindere un contratto a tempo determinato solo per giusta causa o giustificato motivo soggettivo.

La giusta causa si verifica quando si verifica un fatto talmente grave da impedire la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro. Alcuni esempi possono includere gravi inadempimenti professionali, come il furto o l’abuso della persona assistita.

Il giustificato motivo soggettivo, invece, si riferisce a comportamenti meno gravi ma che comunque pregiudicano il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e badante. Questi possono includere negligenza, inadempienze o comportamenti inappropriati.

In entrambi i casi, è obbligatorio dare comunicazione per iscritto del licenziamento, indicando chiaramente i motivi che hanno portato alla decisione.

Compensazione e preavviso per il licenziamento della badante

In caso di licenziamento, la legge prevede che il lavoratore abbia diritto a una compensazione. Il contratto collettivo di lavoro (CCL) per il settore domestico stabilisce che in caso di licenziamento per giusta causa, la badante non ha diritto a nessuna indennità. Tuttavia, se il licenziamento avviene per giustificato motivo soggettivo, il datore di lavoro deve fornire un preavviso o, in alternativa, una compensazione economica corrispondente al periodo di preavviso non rispettato.

I termini di preavviso per il licenziamento di una badante dipendono dell’anzianità di servizio maturata presso il datore di lavoro e sono i seguenti:

  • se il contratto è inferiore alle 25 ore settimanali, il preavviso deve essere pari a 8 giorni in caso di anzianità lavorativa inferiore a 2 anni, e a 15 giorni in caso di anzianità lavorativa superiore a 2 anni;
  • se il contratto è superiore alle 25 ore settimanali, il preavviso deve essere pari a 15 giorni fino a 5 anni di anzianità lavorativa e 30 giorni oltre 5 anni di anzianità lavorativa;
  • se la badante convivente, insieme alla famiglia, vive in un alloggio indipendente di proprietà del datore di lavoro, o da lui messo a disposizione, il preavviso per il licenziamento è di 30 giorni fino ad un anno di anzianità di servizio e di 60 giorni per anzianità di servizio superiore.

In caso di mancato o insufficiente preavviso, è dovuta alla badante un’indennità pari alla retribuzione corrispondente al periodo di preavviso non concesso.

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L’importanza della documentazione per licenziare la badante

È fondamentale che il datore di lavoro mantenga una documentazione completa e accurata di tutte le interazioni e gli eventi che possono portare a un licenziamento. Questo può includere registrazioni di ritardi, inadempienze, reclami o qualsiasi altro comportamento inappropriato. Questa documentazione può servire come prova nel caso in cui la decisione di licenziamento venga contestata.

La lettera di licenziamento della badante

Un documento di fondamentale importanza nel caso di interruzione del rapporto di lavoro è la lettera di licenziamento. Questa dovrà includere:

  • i motivi per cui si è deciso di concludere il rapporto di lavoro
  • la data di decorrenza del licenziamento (considerando il periodo di preavviso)
  • la liquidazione e gli importi dovuti.

Per quanto riguarda la consegna, la lettera di licenziamento può essere:

  • spedita tramite raccomandata all’indirizzo di residenza, per conservare una ricevuta di comunicazione; in tal caso si deve indicare che il preavviso parte dal giorno di ricevimento della lettera.
  • consegnata a mano; si consiglia di inserire la frase “raccomandata a mano” nella lettera e di farsi firmare una copia da conservare in caso di contestazione.

Consultazione legale

Dato che il licenziamento di una badante può comportare questioni legali complesse, potrebbe essere utile consultare un avvocato o un consulente del lavoro prima di intraprendere qualsiasi azione. Un professionista può fornire consigli su come gestire la situazione in modo legale ed etico, e può aiutare a prevenire potenziali problemi legali in futuro. Noi di AES Domicilio possiamo aiutarvi.

Licenziamento della badante: casi particolari

Licenziare la badante in malattia

In generale, secondo quanto previsto dal Contratto Nazionale per il Lavoro Domestico, il datore di lavoro non può procedere al licenziamento della badante se questa è in malattia.

La situazione cambia nel momento in cui l’assenza per malattia della dipendente superi il periodo di comporto. Con questo termine si intende il tempo massimo di conservazione del posto di lavoro durante l’assenza per malattia della badante

Il periodo di comporto varia in base all’anzianità di servizio:

  • fino a 6 mesi: conservazione del posto di lavoro per 10 giorni
  • da 6 mesi a 2 anni: conservazione per 45 giorni
  • oltre i 2 anni: conservazione per 180 giorni (con un aumento del 50% in caso di malattia oncologica, documentata dall’ASL competente).

Durante la malattia, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere la retribuzione per un periodo massimo annuale, che varia in base all’anzianità di servizio della badante.
Il conteggio dei giorni di malattia non parte da zero per ogni nuova malattia, ma viene accumulato nel corso dell’anno solare.

Licenziamento disciplinare della badante

Se la badante assume un comportamento così grave da compromettere irrimediabilmente la prosecuzione del rapporto di lavoro domestico con il datore di lavoro, è consentito a quest’ultimo risolvere il contratto per giusta causa, senza dover effettuare alcun preavviso. La situazione più frequente riguarda l’assenza ingiustificata dal luogo di lavoro.

In tal caso, è necessario emettere un avviso disciplinare all’indirizzo di residenza in Italia (se la badante risiede con il datore di lavoro/assistito, la comunicazione va inviata all’indirizzo del datore di lavoro e non viceversa). In alternativa, è possibile consegnare la lettera raccomandata di persona.

Successivamente, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento disciplinare per colf e badanti che convivono dopo un periodo di 5 giorni dal ritiro della raccomandata, nel caso in cui non sia pervenuta alcuna risposta giustificativa all’assenza. In alternativa, nel caso in cui la caregiver non ritiri la raccomandata, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento disciplinare dopo 5 giorni dalla ricezione da parte del datore della ricevuta di mancato ritiro.

Il licenziamento disciplinare per badanti è considerato una risoluzione del contratto per giusta causa e non prevede alcun obbligo di corrispondere un’indennità di mancato preavviso al collaboratore.

Licenziamento della badante in gravidanza

Dall’inizio della gravidanza, purché intervenuta nel corso del rapporto di lavoro, e fino alla cessazione del congedo di maternità, la badante incinta non può essere licenziata, salvo che per giusta causa.

Le dimissioni rassegnate dalla lavoratrice in questo periodo sono inefficaci ed improduttive di effetti se non comunicate in forma scritta e convalidate con le modalità previste dal ccnl per il lavoro domestico. Le assenze non giustificate entro i 5 giorni, se non si verificano cause di forza maggiore, sono da considerare giusta causa di licenziamento della lavoratrice.

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Licenziamento badante per decesso del datore di lavoro

Nel caso di cessazione del contratto di badanti per decesso del datore di lavoro gli eredi devono procedere al licenziamento con regolare preavviso oppure possono licenziare in tronco pagando l’indennità di mancato preavviso.
Inoltre, gli eredi devono occuparsi di

  • accedere al portale dell’INPS e comunicare il decesso del lavoratore e la scelta di cessare il rapporto di lavoro con preavviso o senza preavviso, entro i 5 giorni successivi dal decesso;
  • provvedere al versamento all’INPS (tramite mav) dei contributi relativi all’ultimo periodo di lavoro della badante, entro 10 giorni dal decesso;
  • preparare la documentazione per la chiusura del rapporto di lavoro.

Licenziamento della Badante assunta con un Tempo Determinato: Conclusione

Il licenziamento di una badante assunta con tempo determinato non è un processo semplice e richiede un’attenta considerazione e una gestione appropriata. È importante ricordare che, al di là delle esigenze del datore di lavoro, la badante ha diritti legali che devono essere rispettati. Comprendere le leggi e le normative pertinenti, mantenere una documentazione accurata e cercare consigli legali possono aiutare a garantire che il processo di licenziamento sia gestito in modo corretto e professionale.

 

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Articolo aggiornato al 12 gennaio 2024