Badante convivente uscire sera

Badante convivente: può uscire la sera?

Di regola la badante non può uscire la sera, a meno che le venga accordato il permesso dal datore di lavoro o da chi segue i rapporti tra badante e assistito.

La badante ha due ore libere al giorno che interrompono il lavoro di 10 ore del suo turno.

La sera è chiaro che deve garantire la sua presenza perché altrimenti non sarebbe più una badante convivente che in quanto tale vive con l’anziano prendendo l’impegno di garantire la propria presenza pur non lavorando nelle ore di non lavoro. Essa dunque lavora nel tempo previsto dal contratto di lavoro della badante convivente  che ha concordato e concluso col proprio datore di lavoro ed in più avrà a disposizione due ore al giorno per uscire oltre una mezza giornata nell’arco della settimana. In aggiunta non dimentichiamo la giornata di riposo della domenica o altri in base alle esigenze religiose richieste dalla badante h24.

La convivenza è un servizio che ha lo scopo di favorire il vostro caro perché non resti solo nei momenti in cui siete impossibilitati ad assisterlo perché lavorate, o perché richiede particolari esigenze di cura. (Per questo si spiega lo stipendio più alto.)

La Badante può uscire la sera: la normativa

Dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione in merito all’obbligo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive le novità sul lavoro badanti 2018 non riguardano solamente l’aggiornamento delle tabelle delle retribuzioni ma sono fortemente connesse anche alle ripercussioni di questa sentenza.
In particolare la Corte di Cassazione estendendo tale diritto anche in questo ambito produce la conseguenza più evidente di richiedere due persone per coprire il turno di giorno e di notte.
I casi presi in esame dalla Corte riguardano nello specifico quegli enti che stabiliscono che le lavoratrici e i lavoratori abbiano diritto a un riposo giornaliero di undici ore ogni ventiquattro ore, senza prevedere che le ore di riposo debbano essere consecutive, lasciando in tal modo intendere che la volontà delle parti contraenti sia quella di derogare al dettato normativo generale, al fine di introdurre una disciplina più rispondente alla realtà.  Ma i giudici fanno appello al decreto legislativo 66 del 2003 che prevede per tutti i lavoratori il diritto alla “fruibilità in modo consecutivo” delle undici ore di riposo minimo giornaliero, “fatte salve le attività caratterizzate da periodo di lavoro frazionati durante la giornata o da regimi di reperibilità”.

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