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RSA: Dove il Virus Galoppa. Il Caso di ‘San Fermo’ (CO)

Continua la sfrenata corsa del Covid-19 tra le RSA della Lombardia: oramai ci si è quasi abituati a questa moria quotidiana, e alle informazioni che puntualmente orchestrano le notizie intorno al virus. Tuttavia il dubbio è lecito porselo: è mai possibile che quasi tutte le RSA , puntualmente, quasi fosse un effetto domino, stiano diventando un pernicioso ricettacolo di morte?

AES DOMICILIO da tempo sta cercando di portare avanti una campagna a favore delle badanti: da molto prima che si annunciasse questo maledetto virus: più volte abbiamo sottolineato come una badante convivente, o una badante notturna, o una badante ad ore, siano la soluzione più economica in termini di tempo e di affetto: avere i propri cari laddove sono ‘da sempre’ stati non è un privilegio da poco con i tempi che corrono. A San Fermo ecco spuntare una nuova RSA piena zeppa di casi positivi: praticamente i luoghi che dovrebbero essere meno esposti a questo rischio, i luoghi che dovrebbero essere tutelati il più possibile: eccoli teatro delle disgrazie: le RSA veri e proprio lazzaretti del nuovo millennio. Questo è quanto viene riportato a riguardo: “fino a settimana scorsa le giornate nella Rsa trascorrevano con una tranquillità quasi irreale visto tutto quello che era accaduto e stava accadendo all’esterno e visto la grande velocità con cui il virus sta colpendo famiglie e strutture per anziani. Purtroppo la seconda ondata di contagi ha colpito anche la Rsa di San Fermo.

Inizialmente 4 casi, registrati nel fine settimana, poi la direzione ha provveduto a fare uno screening su tutti gli ospiti ed il risultato è che il 60 percento degli anziani è positiva al Covid. Circa una cinquantina di casi. «Abbiamo isolato tutto un piano – spiega Simone Moneta, il direttore della Rsa – ed applicato subito i protocolli ed il piano organizzativo gestionale del caso, ma questo virus corre ad una velocità pazzesca, probabilmente è meno forte della prima ondata, ma ha una grande virulenza. Abbiamo il 60 percento degli ospiti positivi al Covid, il 90 percento dei nostri positivi è asintomatico, chi ha sintomi ha un po’ di febbre».

Mettiamo che queste parole siano dette in buonafede, mettiamo che davvero gli unici sintomi finora apparsi siano riconosciuti solo in «un po’ di febbre»: ciò non toglie il vero dramma che si nasconde dietro queste parole dette con tanta innocenza: l’isolamento a cui queste persone andranno incontro, e si tratta di un isolamento che non durerà giorni ma settimane, se non mesi: la nostra più grande paura è che possa succedere quanto già successo! Ma se la prima volta si era impreparati, la seconda volta non si può che essere incompetenti: perché queste strutture non sono state ‘rinforzate’? perché non sono state assunte misure di sicurezza più rigide? perché non sono state prese decisioni a favore dell’incontro paziente-famiglia?

Questi ‘perché’ con una badante non sarebbero mai esistiti.

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