Perché si dice Badante?

Perché Si Dice “Badante”?

La lingua italiana non è una lingua “a caso”, sebbene nei secoli si siano sedimentati forestierismi, modi d’uso, slang, brachilogie; la lingua ha ereditato una struttura molto solida derivante dalle lingue classiche (in particolar modo il latino e il greco, che si rifanno al medesimo ceppo indoeuropeo).

La parola badante è in realtà un “participio presente sostantivizzato”, e deriva dal verbo “badare” – da cui provengono “badato” e “sbadato”; la radice è la medesima della parola “bada” che appare, più o meno, solo nella formula “tenere a bada”.

La radice deriva dal verbo latino – secondo Isidoro di Siviglia – batare che ha per significato “sbadigliare”. Ma cosa hanno in comune lo sbadigliare col badare – se volessimo essere ironicamente spietati potremmo dire “la noia”; ma le cose non stanno esattamente così.

Il Muratori nel vocabolario italiano riporta questo sintagma “bocca badada” cioè “bocca spalancata” dovuta al fatto che chi è fisso nell’attenzione tende a tenere la bocca aperta. Ma avere la bocca aperta è anche un sintomo di stupore – che in ogni caso viene ricondotto all’attenzione. Tuttavia lo stupore è qualcosa che riconduce alla momentaneità della cosa per cui ci si stupisce, e a meno che lo stupore non sia prolungato e dunque non “istupidisca”, passa subito.

Mentre la dimensione del badare è più riferibile a qualcosa che si fa assiduamente e continuamente, tanto da indurre quasi alla noia, o all’attesa, tanto da indurre ad un intontimento.

Dal latino ci giunge il verbo “pand-ere” che significa “aprire” e con tutta probabilità la radice “*pand” si è sviluppata da un grado minore “*pad” poi evolutosi in “*bad/bat”. In ogni caso dove c’è una badante c’è qualcuno che guarda fissamente, che attende così tanto da stordirsi nell’oggetto badato. Badare ha perciò un valore di attenzione meticolosa, anche noiosa.

Perciò quando si parla di “badanti” si parla di “guardiani” annoiati.

Una piccola notarella è da farsi intorno proprio alla noia: sbadigliare in greco è “caskw” da cui viene la parola “Caos”, ed essendo posto alla base delle cosmogonie, il Caos lo potremmo interpretare come il motore della creazione, l’inizio che lo sbadiglio inaugura sul mondo.

 

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