la badante ilie

La Storia della Badante Ilie

Mi chiamo Ilie e ho 40 anni appena compiuti.

Sono arrivata in Italia un paio di anni fa ma non era la prima volta: ero già stata qui altre quattro volte e altrettante volte ero ritornata a casa.

Rientravo nel mio paese ogni volta che finiva il lavoro.

La prima volta che sono venuta in Italia avevo 20 anni li ho compiuti qui e sono rimasta per tre anni.

Vengo dalla Bielorussia sono sposata da 18 anni e ho una figlia di 16 anni che si chiama Maria che è rimasta a vivere con i miei e con mio marito.

Mi mancano tanto tutti, ma soprattutto mia figlia.

Sto bene qui, vado d’accordo con le persone con cui vivo ed è stato così ogni volta.

Però la mancanza delle persone a cui voglio bene è sempre forte: questa cosa non cambia mai, non mi sono mai abituata.

È così per tutte le donne straniere che come me fanno le badanti non solo per me.

Il mio lavoro è più o meno uguale tutti i giorni: ogni giorno ho 2 ore libere e il fine settimana.

Nelle ore libere incontro le mie amiche, alcune sono anche mie compaesane e abitano vicino a dove lavoro e vivo.

Mangiamo assieme un gelato oppure facciamo un giro nel parco o andiamo al centro commerciale a fare qualche piccolo acquisto.

Se non mangio il gelato e non spendo soldi per altre cosette, come un pranzo fuori alla domenica o la visita sul tetto del Duomo, riesco a mettere da parte quasi tutto lo stipendio.

La prima volta che sono venuta in Italia sono partita dalla Bielorussia perché, dopo che mi ero sposata, servivano i soldi per finire di ristrutturare la casa.

In Bielorussia avevo un lavoro ero infermiera nell’ospedale del mio paese: un ospedale piccolo che poi hanno chiuso e dove è rimasto solo l’ambulatorio.

Io lavoravo proprio in ambulatorio ma guadagnavo poco: l’equivalente di 100 euro al mese che non bastavano per la mia famiglia.

Mio marito non ha un lavoro fisso e lavora saltuariamente.

Ora che vivo e lavoro in Italia resto in contatto con i miei per telefono.

Rispetto all’inizio adesso è un po’ più bello: ci sono Skype e Wathsapp, anche se non sempre la linea tiene.

Prima si doveva andare a telefonare alla cabina con cinque euro. Con Whatsapp è più bello e più semplice e quando riesci a fare una videochiamata riesci anche a vederti.

Riesco a sentirli spesso ma la mancanza è sempre forte.

Poi penso che quando mia figlia ha qualcosa che non va non me lo dice, e in ogni caso non son lì con lei.

Questa per me è una grossa sofferenza.

Mio marito non è contento che io sia qui ma non mi fa tanti problemi perché ogni tanto torno e lo chiamo tutti i giorni: sa che lo faccio per il bene della famiglia e che faccio la brava.

Quando parlo di questo con le mie colleghe e amiche scopro che è così per tutte.

Fino a quando sarà così, mi chiedo?

C’è un’affermazione da fare ovvero che il nostro sistema di cura si è ormai accomodato su questa posizione: delega alle famiglie e quindi alle badanti prevedendo quando possibile un sussidio economico a copertura parziale della spesa.

 

AES DOMICILIO seleziona badanti ad hoc, molto competenti, soprattutto ha un vasto ventaglio di scelte tra “badante ad ore”, “badante h24”, o “badante di notte”.