Essere una badante specializzata nell’assistenza di pazienti affetti da Alzheimer
Introduzione
Tutti noi siamo giunti a conoscenza di questa devastante patologia che ha per nome “Alzheimer”: e purtroppo si viene a conoscenza di questa malattia per esperienze dirette: tutti abbiamo avuto un vicino di casa, un parente, o un nostro genitore affetto da questa patologia che devasta il cervello.
I pazienti di Alzheimer tendono a rimuovere moltissimi ricordi ed a ritornare, così, di nuovo bambini se non in uno stadio ancora più regressivo. A volte si arriva a scorgere casi limite e inspiegabili: ex ballerini che non ricordano più i propri figli, ma invece ricordano i movimenti di un braccio per una variazione di danza. È una malattia paradossale, che distrugge i rapporti, e ci costringe a ritornare sempre daccapo senza avere una via di uscita; non si tratta, infatti, di una semplice “amnesia prolungata”, bensì di un vero e proprio deterioramento della materia organica di cui è composto il cervello. Ecco perché i pazienti che ne sono affetti necessitano di una cura e di un’attenzione costante: la malattia, soprattutto nelle fasi avanzate, rischia di far diventare chi ne è affetto un pericolo per sé e per gli altri. Pensiamo a cosa accadrebbe se ci dimenticassimo la porta aperta di notte; o qualcosa sul fuoco: ecco, proprio questi due esempi sono tra le cose più comuni che possono capitare anche a chi non è affetto da Alzheimer, e ben possiamo immaginare gli effetti disastrosi.
Uno sguardo sui dati
Circa 1.2 milioni di italiani sono affetti da Alzheimer, ma almeno 3 milioni sono gli individui interessati direttamente o indirettamente dalla patologia, considerando familiari, chi eroga servizi infermieristici, sevizi psicologici, badanti conviventi o badanti Alzheimer (che assistono anziani affetti da Alzheimer). Ma il dato che fa più riflettere, è che 700mila sono le persone che ancora non sanno di essersi ammalati. Tra le sfide attuali, quella di permettere la partecipazione, per quanto possibile, alla vita attiva della comunità degli individui colpiti. La senescenza non può essere un problema solo per la famiglia del malato, ma è necessario stimolare gli Enti e le Istituzioni competenti a mettere in atto tutti gli strumenti di prevenzione possibili, ragione per la quale diventa fondamentale una corretta informazione. Al Campus Biomedico di Roma, ad esempio, un team di ricercatori guidato dal professor Marcello d’Amelio ha scoperto un’area del cervello che si deteriora molto presto e che quindi permetterebbe di individuare per tempo il malato e di somministrare i farmaci in anticipo rispetto a quanto avviene oggi, rendendoli più efficaci. L’Alzheimer, infatti, che non è – almeno nel 95% dei casi – a carattere genetico, è una malattia subdola, che per diversi anni non mostra sintomi, facendo sì che chi è malato non se ne accorga. Il primo declino cerebrale può avvenire addirittura 20 anni prima che i sintomi evidenti si manifestino, distruggendo lentamente e irreversibilmente i neuroni del cervello fin quando il corredo neuronale è devastato. Inoltre, il protocollo Train the Brain, applicato dalla Fondazione IGEA Onlus in collaborazione con l’Istituto di Neuroscienze del CNR, ha dimostrato che la stimolazione cognitiva, mantenendo allenata la mente e contrastando l’invecchiamento del cervello, integrata con l’attività fisica, riduce l’entità del danno cerebrale anche dopo tre mesi di attività. Di fondamentale rilievo rimane la prevenzione.
È importante effettuare controlli, a partire anche dai 50 anni di età, e cercare di individuare prima possibile le persone a rischio per poter intervenire quando il corredo neuronale è ancora efficiente.
Qualche linea guida su come assistere un ammalato d’Alzheimer
Fornire assistenza a una persona che soffre di morbo di Alzheimer o di un’altra demenza può essere gratificante e stimolante. Nelle fasi iniziali della demenza, un individuo può rimanere indipendente e richiedere pochissima assistenza. Tuttavia, quando la malattia progredisce, i bisogni di assistenza si intensificano, portando infine a una necessità di assistenza 24 ore su 24. Spesso le persone che assistono e i familiari ci dicono che uno degli aspetti più sconvolgenti del morbo di Alzheimer sono i cambiamenti nel comportamento che esso provoca. Molte risorse sono disponibili per aiutare le persone che assistono i malati a comprendere cosa aspettarsi e come adattarsi durante la fase precoce, intermedia e avanzata della malattia. Prendersi cura di una persona malata di Alzheimer è, a ben vedere, un impegno a tempo pieno che richiede qualità umane e organizzative non comuni. Il/la badante convivente o il/la badante ad ore infatti, dovrà imparare a capire le esigenze del suo assistito/a anche se non è in grado di esprimerlo, e dovrà essere dotato/a di molta pazienza e sangue freddo. Non potrà perderlo/a di vista un attimo, dovrà aiutarlo/a a: mangiare, vestirsi, alzarsi dal letto e coricarsi, a prendere le medicine, fare gli esercizi per la memoria se previsti dal suo piano terapeutico, confortarlo/a nei momenti di angoscia acuta.
Di seguito un piccolo vademecum per la gestione quotidiana del malato/a di Alzheimer non in fase terminale, che può aiutare il/a badante a organizzare al meglio il suo prezioso lavoro di accudimento:
- Procurarsi delle lavagnette o dei bloc-notes a quadretti dove annotare l’elenco delle cose da fare ogni giorno e gli orari, meglio se in stampatello e a colori, e posizionarle in bella vista. Si potrà quindi definire una sorta di routine della giornata (colazione, passeggiata, esercizi, pranzo, medicine, di nuovo passeggiata ecc.)
- Eliminare dagli ambienti domestici tutti gli elementi che potrebbero causare danno all’assistito/a, un po’ come si fa per i bambini piccoli, e cercare di precludere loro l’uso di cucina, gas, fornelli ecc. Anche la rimozione degli specchi può essere molto utile: infatti i pazienti affetti d’Alzheimer tendono a non riconoscersi allo specchio, e l’immagine può provocare molta agitazione.
- Tenere la luce accesa di notte può favorire un clima più distensivo che può conciliare maggiormente il sonno.
- Sistemare in zone protette (off limits per l’assistito/a), medicine e prodotti potenzialmente tossici, inclusi i detersivi. Attenzione, quindi, anche ai bagni. Mai permettere loro di chiudersi in bagno o di lavarsi da soli/e
- Lasciare l’incombenza della spesa a familiari o a terza persona, quindi avere sempre pronta la lista, e cucinare una o due volte alla settimana porzionando le pietanze e sistemandole in congelatore. Se l’assistito/a è in grado di uscire, si può andare insieme a fare la spesa. Le persone con Alzheimer perdono presto il gusto del cibo e diventano inappetenti, per questo è utile studiare dei menù semplici ma gustosi, che possano stuzzicare l’appetito, magari facendo leva sulla memoria. In questo, potrete farvi aiutare dai familiari.
- Non bisogna mai costringere l’anziano quando si rifiuta nel compiere un’azione. Molte volte è meglio attendere che si calmi, così che ci si possa ragionare meglio.
- Per dare una spinta emotiva e tenere al fresco la mente, non limitare il paziente quando questi vuole fare qualcosa, piuttosto può essere utile coinvolgerlo nelle faccende quotidiane. Ad esempio svolgere piccoli lavoretti d’aiuto in casa come indicargli dove mettere a posto le tovaglie, ecc. Questi banali gesti quotidiano possono aiutare tantissimo l’anziano a far riaffiorare ricordi passati, e siccome il ricordo è “contagioso” il ricordare un episodio può scatenare un meccanismo a catena che faccia ricordare altri episodi.
- Non stravolgere la propria vita quotidiana, né la disposizione della casa: i punti di riferimento spaziali sono importantissimi agli occhi di un malato di Alzheimer: una sedia che è sempre stata in un posto, se sposta in un altro posto smetterà di “essere una sedia”, non la riconoscerà più, né riconoscerà essere quella una sedia! Quindi limitate i cambiamenti.
- Tenere foto e oggetti importanti della vita dell’anziano ben in evidenza affinché nel guardarli possa ricordare qualcosa, e tenere presente le persone care; magari ristampandole in un formato più grande, mettendovi delle etichette sopra per farlo orientare meglio.
- Dal momento che la malattia sa agire nel distruggere la memoria a breve termine, è bene dare importanza alla comunicazione e al dialogo, soprattutto alla RI-CAPITOLAZIONE, cioè riprendere il più possibile le fila di un discorso senza dare per scontato ciò che si è detto prima.
- Far fare attività motoria all’anziano è importantissimo: infatti mantenere vivo il corpo può essere un fattore fondamentale per favorire anche la memoria, anche facendo fare una semplice passeggiata, questo comporterà sicuramente un maggiore clima di serenità.
Perché la badante
La presenza di una badante, oltre ad essere necessaria per una persona ammalata d’Alzheimer, è sicuramente un punto fondamentale per una possibile ripresa; certo, una badante non può guarire il paziente, ma può sicuramente migliorargli la vita e fornirgli gli stimoli adatti perché possa anche quotidianamente riacquisire un tassello della sua memoria, o comunque riuscire a svegliarne una parte. Intanto la presenza di una figura costante, unica, invariata è un punto di forza enorme rispetto all’assistenza demandata in una RSA, dove gli anziani si vedono passare decine di persone intorno, e si vedono assistite ora da una persona ora da un’altra senza riuscire a creare – qualora avesse ancora questa facoltà! – un punto di riferimento. Esatto: è proprio di ‘punto di riferimento’ che dobbiamo parlare: un paziente affetto d’Alzheimer tende a rimuovere ogni punto di riferimento, sino a de-contestualizzare sino alla demenza anche gli oggetti più banali come un phon o uno scolapasta. Ecco perché la badante deve essere sempre pronta a ricordare il nome degli oggetti, la pericolosità ed a cosa servono. In più deve occuparsi dell’igiene personale dell’anziano ed il suo abbigliamento, cercando per quanto possibile di concedergli un’autonomia o di non fargli capire o pesare troppo il fatto che abbia bisogno di un aiuto. Un’altra importante mansione è l’abbigliamento: non è scontato che un paziente affetto di Alzheimer debba vestirsi il più comodamente possibile, e con indumenti che riescano a limitare ogni pericolo: quindi eliminare scarpe con i lacci e far indossare scarpe a strappo, molto più comode e più sicure; evitare cravatte, abiti aderenti, ma propendere più per un abbigliamento comodo come tute, felpe, ecc.
Perché AES DOMICILIO?
La scelta di rivolgersi ad AES DOMICILIO oltre che poggiare su una pluriennale esperienza nel settore dell’assistenza sanitaria, si fonda sulla minuziosità con cui le badanti vengono selezione e collocate “su misura” per il caso in questione. Infatti, AES DOMICILIO ha al suo interno un team di screening in grado di selezionare le badanti in base alle esperienze pregresse, alle certificazioni scrupolosamente verificate, alle motivazioni e alle capacità. Una badante che deve essere predisposta per l’assistenza di una persona affetta d’Alzheimer, non sarà una badante qualunque, bensì una specializzata in questo tipo di assistenza. È questa “assistenza su misura” che AES DOMICILIO offre: intento del nostro lavoro non è semplicemente quello di piazzare una persona qualunque nella famiglia che necessità di una badante, ma quello di selezionare SOLO PER VOI, la badante che fa più al caso vostro, e non su un piano emotivo, ma sul piano delle capacità.
Come prevenire l’Alzheimer
Ad oggi gli studi aperti in questo settore sono tantissimi; l’intero mondo è in moto per sconfiggere questo male, e le ricerche scientifiche fanno ben sperare in ottimi sviluppi, tuttavia ancora oggi non si è rintracciata una cura madre, e come sempre è forse ancora più utile rintracciare ciò che viene prima di una cura, ovvero la prevenzione. Tra le altrettante svariate notizie che circolano sul modo in cui prevenire l’Alzheimer, abbiamo scelte alcune tecniche ‘fai da te’ che possono essere attuate già dopo aver letto questa sezione; e parleremo dunque di ciò che ci viene più facile e più vicino: l’alimentazione. Non l’avremmo mai pensato ma gli scoiattoli ci insegnano come prevenire l’Alzheimer, nella loro continua ricerca di noci e nocciole. Non è una battuta, visto che affrontiamo un tema assolutamente importante, ma questi simpatici animaletti ci insegnano cosa dovremmo mangiare. Tutti gli alimenti che contengono i cosiddetti acidi grassi polinsaturi sono il maggior scudo difensivo contro le proteine associate alle malattie degenerative della nostra mente. Ecco, quindi che l’assunzione di frutta secca, e in particolare: noci, nocciole e mandorle è fondamentale in questo senso. Fanno decisamente bene nella prevenzione delle malattie della mente anche la carne di pollo e il salmone. Secondo uno studio della Columbia University di New York, questi alimenti, inseriti nella nostra dieta mediterranea, sono in grado di contrastare maggiormente la proteina beta-amiloide. La sostanza, così chiamata in termine medico, che aggredisce le cellule del cervello, portandole alla degenerazione. Lo studio ha dimostrato che tutti gli acidi grassi saturi, polinsaturi, le vitamine e il betacarotene contenuti negli alimenti di cui sopra fanno da diga all’espandersi di questa proteina malefica.
Conclusione
Sperando di avervi dato qualche “linea guida” a proposito dell’assistenza sull’Alzheimer, e qualche informazione in più su come AES DOMICILIO gestisce l’assistenza Alzheimer circa la selezione di badanti ad hoc e con un alto profilo professionale; non possiamo che dirvi, comunque, che la prevenzione e la cura medica dell’Alzheimer è imprescindibile, è che l’assistenza domiciliare di una badante non può che essere l’altra metà affinché un paziente possa vivere al meglio delle sue possibilità ridotte dalla malattia. Una badante non farà miracoli, ma aiuterà a sperare in qualcosa di meglio, non fosse altro che una presenza fisica, fissa, umana, costante nella vita di un ammalato di Alzheimer, è forse la cosa più importante che possa avere, insieme – ovviamente – al supporto della propria famiglia, e poi il fattore c, quello fondamentale: l’amore.
Vuoi sapere quanto costa una badante?
AES Domicilio (assistenza anziani a domicilio) è attiva con le proprie badanti in tutta la Regione Lombardia ed in particolare nelle province di Milano (badante Milano), Badante Monza, Badante Como, Badante Lecco, Badante Bergamo.