Italiana e badante: il dato che aumenta

Italiana e badante: il dato che aumenta

Di fatto si tende a pensare che una badante italiana sia più “affidabile” di una badante, ad esempio, ucraina o ungherese, o svizzera, etc. questo perché si rimane legati solo alla superficie delle cose, perché si pensa troppo facilmente che, magari, una badante straniera non capisca la lingua italiana e dunque cosa le si chieda.

Questo è vero solo a metà, poiché: trovare una badante autonomamente e quindi a “nero” implica un alto tasso di rischio, in quanto nessuno conosce cosa realmente quella persona faccia o abbia fatto in passato pur presentandosi come “badante professionista”; ciò significa affidarsi esclusivamente alle parole di una persona che di fatto non si conosce.

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Tuttavia i dati che ci sono giunti sembrano rincuorare chi, a tutti i costi, preferisca una badante di nazionalità italiana: colf, tate, badanti sono sempre più italiane.

I dati diffusi dall’Inps registrano un calo di lavoratori domestici stranieri, pari a 859.233, con un decremento rispetto al 2017 dell’1,4% (-11.807 in valore assoluto).

Una più ampia diminuzione si è registrata nel biennio 2013-2014 (-4,9%) dopo il forte aumento del numero di lavoratori del 2012 (+12,3% rispetto all’anno precedente) per effetto della sanatoria riguardante i lavoratori extracomunitari irregolari.

Tra questa classe di lavoratori l’88,4% sono donne. La distribuzione territoriale dei lavoratori domestici in base al luogo di lavoro evidenzia che il Nord-Ovest è l’area geografica che, con il 29,7%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 28,4%, dal Nord-Est con il 20,0%, dal Sud con il 12,3% e dalle Isole con l’9,6%.

La regione che presenta il maggior numero di lavoratori domestici, sia per i maschi che per le femmine, è la Lombardia, con 155.467 lavoratori pari al 18,1%, seguita dal Lazio (14,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra più della metà dei lavoratori domestici in Italia.

Nell’anno 2018 la classe modale dell’orario medio settimanale è “25-29 ore”, sia per badante sia per colf, e a livello complessivo pesa per il 28,5%.

Tuttavia si osserva che ben il 53,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto badante, proprio per la caratteristica del lavoro che svolge, si concentra nelle classi che seguono la classe modale e quindi lavora mediamente più di 30 ore a settimana; mentre il 51,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto colf si concentra nelle classi che precedono la classe modale e quindi lavora mediamente meno di 25 ore a settimana.

Dall’andamento dei contributi, sembra che quasi la metà dei lavoratori domestici abbiano almeno un lavoro durante tutto l’anno, seppure non coprendo interamente le ore lavorabili nella settimana.

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