Interivsta alla badante manola

Intervista alla badante Manola

(tutti i nomi di persona, luogo, o altro sono puramente inventati per tutelare la privacy delle persone che hanno compiuto questa intervista; la stessa è stata compiuta da un membro del nostro team a cui la badante ha deciso di raccontare la sua storia)

INDICE:

AES: Buongiorno, e prima di tutto grazie per l’ospitalità.

Manola: Grazie a voi per aver concesso questa intervista.

AES: Allora, ci accogli in un bellissimo giardino, una casa indipendente: partiamo subito: è tua questa casa?

Manola: No. Magari!

AES: E di chi è?

Manola: Della persona a cui bado.

AES: E adesso è qui?

Manola: No.

AES: E come mai ci sei tu?

Manola: Ma in realtà io qui ci vivo da sola.

AES: Spiegaci un po’ questo rapporto…

Manola: Io sono una badante ad ore, ma vivevo lontana da qui, così mi hanno proposto di venire a vivere qui, ed io ho accettato. Questa è la “residenza estiva” di Lauro, e veniamo qui d’estate. I figli sono stati d’accordo con questa scelta.

AES: Da quando vivi qui?

Manola: Ormai stabilmente da 5 anni

La storia di Manola, una badante straniera

AES: Quando sei arrivata in Italia?

Manola: Sono arrivata in Italia nel 1993. Dalla Serbia. Erano anni pesanti, e molti decidevano di andar via. Avevo solo 17 anni…

AES: Com’è stata la partenza?

Manola: Un incubo.

AES: Perché?

Manola: Avevo già un figlio di un anno e mezzo. E sono stata costretta a lasciarlo lì, a mia mamma.

AES: Oddio. E adesso?

Manola: Lo dico col cuore in gola. Non lo vedo quasi da allora. L’ultima volta che lo vidi fu nel 2003.

AES: Perché?

Manola: Perché i rapporti non c’erano più, si erano rotti. Erano tempi diversi. Non c’erano le comunicazioni che ci sono oggi, non c’erano telefoni e pc…

AES: E’ una storia durissima. Come riesci a convivere con questo dolore?

Manola: Semplicemente l’ho accettato. Ho provato a sentirlo, a farlo venire qua, ma non c’è stato verso. Ormai, lo so. Non lo rivedrò più…

AES: Ma non dire così, c’è sempre un modo…

Manola: Speriamo…

AES: Ma prima hai citato il Signor “Lauro”… chi è?

Manola: Il Signor Lauro è il mio angelo custode!

AES: In che senso?

Manola: Le badanti dovrebbero custodire gli anziani. Bene, per quanto mi riguarda è lui che ha custodito me!

AES: Sei molto legata al Signor Lauro?

Manola: Tantissimo. Ha 89 anni, ma siamo “insieme” da dieci anni. Facciamo tutto insieme, lo aiuto in tutto.

AES: Come sei diventata una badante?

Manola: Per caso. Una mia amica faceva le pulizie nel palazzo del Signor Lauro e aveva sentito che stesse cercando qualcuno che lo aiutasse, perché era appena morta la moglie, e allora mi proposi io.

AES: Avevi già fatto la badante?

Manola: No.

AES: E fino ad allora cosa avevi fatto…

Manola: Io voglio essere sincera: ho fatto la spogliarellista in un night club. Ero bella, sai? Capelli ricci, rossi, magra, molti mi volevano. Ma poi ho capito che la cosa stava diventando troppo “diciamo” pesante…

AES: E poi?

Manola: Poi ho fatto anche io le pulizie, ma non era roba per me: dove mettevo mano veniva tutto ancora più sporco…

AES: Benissimo! E poi?

Manola: E poi fui assunta in un bar del paese. E lavorai lì per due anni, fino a quando il proprietario del bar una sera, alla chiusura, mi si gettò addosso con la voglia di farmi violenza, io gli spaccai una bottiglia in testa e non mi vide più.

AES: Insomma non sei stata troppo fortunata!

Manola: Direi di no. La bellezza per me è stata una sfortuna. Poi essere bella e straniera era sempre sinonimo di put****…

AES: Questa purtroppo è una mentalità sbagliata e vecchia, da condannare assolutamente. E poi come hai fatto?

Manola: Ho fatto di tutto…

AES: Ad esempio…

Manola: Allora, fammi pensare: ho lavorato come raccoglitrice di mandarini; ho lavorato come cassiera, come commessa, col volantinaggio. Ho fatto di tutto! Sempre onestamente però.

La nuova vita di Manola

AES: E poi, infine, sei arrivata qui.

Manola: Si.

AES: Ma se non avevi mai fatto la badante come hai potuto iniziare a farlo così, da subito?

Manola: Mi è venuto naturale. Sai: il fatto di non essere stata mamma, di non aver vissuto come si deve la maternità, ha fatto sì che io proiettassi tutte le mie cure sul Signor Lauro, che era un anziano, e si sa gli anziani è come se diventassero bambini.

AES: Cosa è che ha colpito Lauro?

Manola: Finalmente non la mia bellezza! Finalmente.

AES: Come avete organizzato le giornate?

Manola: Beh abbiamo degli orari stabiliti, dei giorni stabiliti in cui fare qualcosa. Ad esempio la Domenica si va in montagna, sempre. Anche di inverno!

AES: Ma d’inverno bisogna stare attenti, gli anziani si ammalano subito.

Manola: E’ vero, ma mica stiamo fuori. CI mettiamo in qualche osteria, parliamo con la gente del posto, giochiamo a carte. Ormai ci conoscono tutti!

AES: E la vita quotidiana?

Manola: Le cose che fanno tutti. Preparo da mangiare, mantengo pulita la casa, mantengo pulito Lauro. Tutto questo.

AES: Ma sei a nero? Scusa la brutalità.

Manola: Lo sono stata per molti anni ma da due anni sono in regola. Regolarmente assunta da un’agenzia che mi ha indirizzato, ovviamente, qui.

AES: E fino ad allora?

Manola: Ma io nemmeno sapevo la differenza tra “a nero” o meno…

I progetti futuri

AES: Insomma la tua vita è stata turbolenta, quali sono i tuoi sogni?

Manola: Attualmente il mio sogno più grande sarebbe rivedere mio figlio.

AES: E perché non parti, e vai in Serbia. Non penso che il Signor Lauro sia contrario.

Manola: Non me la sento. Sarebbe troppo dura per me. Ormai ho accettato queste cose, e basta.

AES: Ti sei fatta una vita qua? Cioè, ami qualcuno?

Manola: No. Non ho più rivisto nemmeno mio marito, e non me la sono sentita di rifare una vita qui, con un’altra famiglia. Allo stesso tempo so che sarei scacciata da casa mia, essendo morta anche mia madre, e tutti i miei zii; con i miei cugini ci ricordiamo i nomi a stento. Insomma: metà della vita non potrò farla, ora c’è Lauro…

AES: Grazie, Manola, per la tua sincerità, e per queste tue parole. Davvero: grazie.