“E’ solo un bicchiere di vino”: siamo sicuri? Anziani e badanti
Ricordate quel famoso adagio per cui “un bicchiere di vino scioglie il sangue e fa bene alla salute”?
Bene: la maggior parte delle volte è così, ma: dipende dal vino, e dipende da chi lo beve.
Come affrontare un problema del genere, cioè quando l’anziano, magari radicato a vecchie abitudini di quando era ancora un uomo di mezza età, continua a bere e a dirsi che in fondo “fa bene”? Attraverso i pareri dei medici; ma il medico, dopo aver detto la sua, spetta al paziente tenere fede a quell’insegnamento; e allora: come controllare che il badante non faccia qualcosa di sbagliato? Assumendo una badante che possa tenerlo d’occhio.
Ma, la badante, a quel punto saprà come agire e come intervenire? Diamo delle piccole direttive per la badante, di cui non si deve presumere una conoscenza su tutto e che noi, AES DOMICILIO, ci impegniamo che l’abbia attraverso l’informazione.
Le Linee Guida dell’INRAN (ex Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione ora Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione CREA) consigliano agli anziani di non superare il limite di 12 g di alcol al giorno, pari ad 1 Unità Alcolica (330 ml di birra, 125 ml di vino o 40 ml di un superalcolico) senza distinzioni tra uomini e donne.
Nella fascia di popolazione anziana è ormai consolidata l’abitudine a consumare bevande alcoliche, soprattutto durante i pasti, questo fenomeno è da sempre parte della tradizione italiana. Tuttavia, il comportamento a rischio più diffuso tra gli anziani è il consumo abituale eccedentario, verosimilmente in virtù della mancata conoscenza da parte delle persone dei limiti da non superare per non incorrere in problemi con la salute.
Un ruolo importante, ma purtroppo ancora troppo carente, ai fini della prevenzione dei comportamenti a rischio, è quello svolto dai medici di base mediante l’identificazione dei consumatori di bevande alcoliche che superano i limiti indicati per genere ed età, coloro che per patologie o per assunzione di farmaci dovrebbero evitare.
I medici di base dovrebbero porre la necessaria attenzione nel cogliere i segnali legati agli effetti dell’alcol nelle persone over 65 anni, proprio in considerazione della elevata vulnerabilità di questa fascia di popolazione rispetto all’alcol.
A partire dai 50 anni circa la quantità d’acqua presente nell’organismo diminuisce e l’alcol viene dunque diluito in una quantità minore di liquido. Questo significa che, a parità di alcol ingerito, il tasso alcolemico risulta più elevato e gli effetti sono più marcati.
Si aggiunge, inoltre, il ridotto funzionamento di alcuni organi come il fegato e i reni, che non riescono più a svolgere pienamente la funzione di inattivare l’azione tossica dell’alcol e permetterne l’eliminazione dall’organismo. Si deve anche considerare che le persone anziane soffrono spesso di problemi di equilibrio, dovuti all’indebolimento della muscolatura, e di una ridotta mobilità. Il consumo di alcol può quindi aggravare la situazione, facilitando le cadute e le fratture.
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