La nuova era di badante digitale
Il termine “tecnologie assistive” indica una serie di soluzioni e/o ritrovati tecnici, dalle app alle smart TV, passando per la robotica e le intelligenze artificiali (algoritmi/big data), specificamente progettate o adattate per migliorare la qualità di vita della popolazione in età avanzata e dei badanti e per migliorare la qualità del lavoro di cura. In alcuni casi, tuttavia, si tratta semplicemente dell’integrazione di tecnologie già esistenti nei protocolli e nei processi di cura e sorveglianza sanitaria.
Basti pensare, ad esempio, all’impiego dei tablet nelle RSA durante il periodo di lockdown per tenere vivi i contatti tra gli ospiti e i loro parenti o amici.
A livello pratico le nuove tecnologie trovano applicazione nella:
- Comunicazione, aumentando le possibilità di interagire con la propria rete sociale
- Personalizzazione delle cure, anche con l’aiuto di algoritmi e big data
- Supporto ai familiari e ai caregiver, tramite app e dispositivi dedicati
- Telemedicina e assistenza da remoto, rendendo possibile il monitoraggio costante delle condizioni fisiche
Una delle sfide più ardue è quella di rendere queste soluzioni usabili ed accettabili per i soggetti che dovrebbero trarne beneficio. E questo passaggio è tutt’altro che scontato. In questo senso, un approccio che nasce nel mondo dell’architettura e del design, ma che tende progressivamente ad estendersi alla progettazione di soluzioni tecnologiche ovvero di servizi integrati con soluzioni tecnologiche, è il cosiddetto Human Centered Approach. Il punto cardine di questo modello, come evidenziato dal nome, consiste nel mettere al centro della progettazione la persona e i suoi bisogni, per far sì che i desiderata e le aspettative da questa espressi siano la linea guida per lo sviluppo del prodotto o servizio. Inoltre, esso mira ad includere la prospettiva di tutti coloro che possono avere un interesse nella realizzazione e ad assumere quindi non solo il punto di vista dell’utente finale ma anche quello di eventuali operatori, manutentori, specialisti, etc. Si tratta quindi di un approccio virtuoso, in quanto aiuta ad assumere una prospettiva che pone da subito (e non in un secondo momento o addirittura a sviluppo completato) l’attenzione sulla persona e, auspicabilmente, sul suo complesso di diritti, compresa la tutela della sua riservatezza e della sua sicurezza; ma non solo, si tratta infatti di un approccio interessante anche in ottica di sviluppo di un modello di business poiché quanto più una soluzione è usabile, tanto più risulterà desiderata o desiderabile sul mercato.
Gli operatori professionali (tra cui rientrano badanti ad ore e badanti conviventi) hanno un ruolo essenziale nei confronti delle tecnologie assistive per la terza età: in fase di progettazione le loro conoscenze e abilità specifiche possono favorire la costruzione di servizi innovativi, in fase di esecuzione la loro maggiore o minore consapevolezza dei rischi connessi all’impiego di una determinata soluzione incide anche sulla sua efficacia e infine, in fase di monitoraggio, verificano che la soluzione adottata sia effettivamente appropriata ed utile in quel contesto.
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