Morire da Soli: Il Trauma delle Famiglie
Non è la cosa a cui si pensa primariamente ma, comunque, in ogni situazione “pestilenziale”, da Tucidide a Lucrezio, ad Endelechio, a Manzoni, sappiamo che la pestis “rompe i rapporti”. Questo che significa? Che il padre non osa andare dal figlio se sta male, che la madre non osa toccare la figlioletta: la distanza fisica è come se imponesse, attraverso un senso di sopravvivenza, una distanza morale. E’ quello che si sta assistendo oggi: se Lucrezio aveva ragione a dire che ciò che non riusciva ad uccidere la malattia vi riusciva l’incuria cioè l’abbandono – si ha ragione ad affermare che le migliaia di morti nell’ospedale stanno morendo due volte.
Più volte abbiamo ascoltato che i parenti vedono andar via i propri cari in carne ed ossa, e li vedono poi ritornare in cenere: ebbene questa immagine è un’immagine di guerra, da far risalire non alla Prima o alla Seconda Guerra Mondiale, ma alla guerra di Troia: nella tragedia di Eschilo “Agamennone” vien detto che Ares, dio della guerra, è un “talantochysos” cioè un “bilanciere” che restituisce i corpi pesandoli, però, con la cenere di loro rimasta. N segue il compianto dei cari, i cari che “sighé” cioè “in silenzio” maledicono chi ha causato tutto ciò: e noi dovremmo forse prendercela – se dobbiamo credere ad una tesi complottistica – proprio con la Cina.
Non importa essere anziani o giovani, credenti o meno.
Si abbandona questa vita per una ‘destinazione’ misteriosa in assoluta solitudine.
I malati di Covid-19 non possono essere assistiti dai loro cari durante la degenza, impossibile avere accesso ai reparti dove si consuma una quotidiana lotta tra la vita e la morte.
Questo virus spietato e maledetto che scienziati di tutto il mondo stanno cercando di combattere, ha sovvertito anche alcune delle regole più elementari del nostro essere ‘umani’. Sono oltre 21mila le persone morte nel mondo, tutte sole, semplicemente avvolte in un lenzuolo.
Nemmeno la consolazione di scegliere il vestito più bello che il nostro amato congiunto avrebbe voluto indossare, o truccargli il viso, come è consuetudine in alcune famiglie o paesi. Vietato celebrare funerali.
Ecco, a fronte di ciò, le parole del poeta Franco Arminio:
“[…] Non abbiamo scampo, non torneremo
a nessuna normalità
se non mettiamo al primo posto
il dolore dei vecchi
e l’energia pulita dei bambini,
se non scriviamo parole di pietà vera”