Badante Social Network

La Badante e il suo profilo Social

I Social Network, e dunque Facebook, Instagram, Twitter, ed altri, compongono, ormai, una parte irrinunciabile della nostra giornata; i sondaggi hanno stabilito che le fasce orarie di utilizzo variano da un minimo di 1 ora al giorno, sino ad un massimo 10/12 ore nei casi “più gravi”.

Ad essere colpiti da questo desiderio di “essere graficamente al corrente” di ciò che ci circonda, sono ormai tutti: anche gli anziani intorno a cui si ironizza sul loro rapporto difficile con la tecnologia, ormai hanno ospitato, e pure ben attivamente, questa pratica social. Il ragazzo per tenersi sempre e costantemente aggiornato con i proprio amici, o aggiornato sulla condotta dei propri idoli; il meno giovane per ricercare un approccio, o una ragazza o un ragazzo che soddisfi il proprio “desiderio grafico”; anche coloro che si dicono pieni lavoratori, di ogni specie, dal lavoratore manuale al lavoratore intellettuale, si dice tocchino compulsivamente lo schermo dalle 1000 alle 3000 volte al giorno. Dati inquietanti; nuovi gesti si sono installati nella nostra cultura, e dunque nuovi punti di vista, apparentemente innocui eppure, adesso, inestirpabili. Più qualcosa viene accolta semplicemente più sarà, poi, difficile disfarsene.

Badanti e social network

Ma cosa c’entrano le badanti con l’analisi social del XXI secolo?

Ebbene c’entrano eccome: molti profili definiti “istituzionali” sono conformi ai “profili privati” che si ritrovano sui social: le aziende hanno al loro interno un team apposito per controllare la condotta privata dei loro dipendenti, e cercano di conformare il profilo istituzionale con quello privato al fine di non screditare l’azienda. Insomma il profilo social deve essere a tutti gli effetti il rispecchiamento “sociale” della persona, ovvero: il rispecchiamento di come una persona appaia in mezzo alle altre, e non uno spazio privato su cui condividere i propri “pensieri privati” e le proprie “foto private” – i pensieri devono essere comunque pensieri inclini ad essere visti come funzionali alla società. Anche le badanti hanno profili facebook, o twetter, e molte volte ciò causa una discrepanza tra l’immagine professionale che ne abbiamo, e l’immagine privata che non ci aspetteremmo che avesse. Una maestra, un professore, un carabiniere, sono persone che crediamo essere maestra, professore, e carabiniere, anche fuori le ore di lavoro, e non è così. La vita privata deve sempre essere tenuta a debita distanza dalla vita professionale, altrimenti si rischia di vedere in queste persone ciò che non sono: l’ambiente di lavoro impone un certo linguaggio ed un certo comportamento, che a casa può essere dimesso, e sempre bisogna tenere presente questo. Una badante non va giudicata per il proprio profilo social, così come un carabiniere non può essere giudicato sulla base d’essere un buono o un cattivo padre: la vita privata deve essere tenuta separata dalla vita professionale, questo è ciò che vogliono annullare le aziende, ma in che modo? Mascherando la vita privata come un continuo del lavoro.

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