Fase 2 rientro badanti

La Fase 2 Ed Il Rientro Delle Badanti

Agli inizi di Marzo abbiamo assistito ad un vero e proprio esodo, non solo interregionale, ma anche internazionale! Se tutti i tg si sono concentrati sulla fuga degli studenti o dei lavoratori dalle regioni del nord verso le regioni del sud, altrettanto importante per il tessuto sociale italiano dovette essere l’esodo delle badanti nei loro paesi d’origine per paura di non poter più ritornare.

Quest’ultima fuga ha causato un vero e proprio scompenso: da una parte un boom di licenziamenti, perché nessuno si sentiva più al sicuro nel far entrare a casa a contatto con i propri cari persone esterne; dall’altra un boom di assunzioni in quanto coloro che non potevano proprio fare a meno delle badanti, e che ne avevano assunte di badanti a nero, furono costretti a regolarizzare la situazione.

Ma il punto più scottante è proprio quello della mancanza delle badanti – infatti molte agenzie badanti si sono date da fare per reperire la presenza di badanti per far fronte alla grande richiesta, anche alla luce dei fatti emersi circa le RSA e le case di riposo.

Infatti le case di riposo si sono rivelati dei veri e propri cimiteri a cielo aperto, e non hanno lasciato un buon segno nella memoria cattiva di questo Coronavirus. Abbiamo assistito a scene di abbandono non indifferente; la gente è morta senza nessuno accanto e senza nessuno che facesse loro compagnia, nemmeno in forma telefonica. Ecco perché la presenza delle badante si è importa con forza, ma anche con necessità: la badante è un’alternativa valida ed efficiente, se non migliore, rispetto alla casa di riposo, in quanto permette che una persona stia dove è sempre stata, senza rinunciare alle abitudini ed ai propri cicli, i propri luoghi. La situazione dell’assistenza famigliare è diventata se possibile più complicata a causa dell’emergenza causata dalla pandemia e in tal senso abbiamo raccolto più di qualche riscontro. Andrea Cum, coordinatore regionale del Caf Cisl del Fvg che gestisce circa 3.500 contratti nell’intera regione spiega che ci sono state due fasi distinte: “nella prima settimana di blocco, verso metà marzo, abbiamo assistito a un aumento repentino dei contratti. Questo perché molti lavoratori che spesso chiedono di lavorare in nero, per potersi spostare con adeguata giustificazione, avevano bisogno di un contratto regolare. Parliamo di un aumento di quasi il 15%. Poi nelle settimane successive abbiamo registrato molte sospensioni di contratti perché le famiglie avevano paura di far entrare in casa persone che non conoscevano.

Questo tuttavia ha riguardato le badanti non conviventi, mentre non si sono registrato problemi per il lavoratore che viveva in famiglia. Per altro ha influito anche la maggiore disponibilità di tempo dei famigliari”. Le badanti irregolari che non sono riuscite a regolarizzarsi sono rimaste bloccate o se ne sono andate: “Chi era già in famiglia è rimasto dentro casa, ma altre badanti, in particolare quelle provenienti da Croazia e Slovenia sono tornate a casa e non sono potute rientrare, lasciando di fatto alcune centinaia di famiglie sguarnite”.

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