Badanti tasse svantaggi

Gli svantaggi di una tassa sulle badanti

Da qualche tempo si sta avanzando una “ipotesi fiscale” per combattere la piaga del lavoro nero delle badanti; questa ipotesi punterebbe, però, più che ad incentivare la dichiarazione di questa figura, all’oberare chi da sempre e sin dal primo giorno ha dichiarato quanto da fare e dire.

Una pressione fiscale non può che essere un ulteriore deterrente alla già pressante dichiarazione – è vero la legge è legge, ed AES DOMICILIO (assistenza anziani) da sempre si muove entro i suoi margini, adottando una sempre più agevole soluzione per coloro che vi si riferiscono, affinché non subiscano l’inferno della burocrazia italiana, e possano dedicare il tempo e le attenzioni che i cari meritano da parte di una figura dichiarata e senza essere portatrice di ulteriori problemi.

Badanti e tasse: facciamo chiarezza!

Infatti per calcolare i contributi da trattenere bisognerebbe valutare prima l’aliquota (fino a 15mila euro è il 23%, poi il 27%), poi le detrazioni da lavoro (se determinato o indeterminato) e familiari (se il lavoratore ha coniuge o figli a carico), e poi le addizionali regionali e comunali in base alla Regione e al Comune di appartenenza. Non proprio un’operazione semplicissima.

Plauso invece dall’osservatorio sul lavoro domestico: “Finalmente il Governo italiano ha deciso di affrontare la questione del lavoro irregolare nel settore domestico”, ha commentato il Segretario Generale dell’osservatorio Lorenzo Gasparrini “Siamo a favore di politiche che aiutino a far emergere l’evasione fiscale e previdenziale nel nostro settore”.

Secondo l’osservatorio, grazie alle famiglie datori di lavoro domestico lo Stato risparmia già 9,7 miliardi di euro, contribuendo alla crescita economica con un importo pari a 18,8 mld di euro l’anno. Il settore contribuisce al PIL italiano per 1,2% e il valore potrebbe crescere se si avviano misure di fiscalità agevolata a favore delle famiglie datori di lavoro domestico, facendo emergere il lavoro irregolare stimato in oltre un milione di lavoratori, pari al 60% del mondo del lavoro domestico.

Continua Gasparrini: “L’INPS deve trasmettere la dichiarazione di assunzione del lavoratore domestico anche all’Agenzia delle Entrate con i dati economici, come già opera per gli altri Enti, per permettergli di poter elaborare una dichiarazione dei redditi precompilata del lavoratore”.

La lotta all’evasione fiscale passa prima dall’adozione di politiche volte a far emergere l’irregolarità: “A conferma del fenomeno dell’irregolarità abbiamo i dati INPS che nel 2018 ha rilevato un calo di 11.807 unità. La diminuzione del numero totale dei lavoratori domestici non sembra corrispondere a quanto monitoriamo sul territorio, infatti, la richiesta di lavoratori domestici e di informazioni per le assunzioni è molto alta. Segnale che l’irregolarità aumenta, complice anche il picco di pressione fiscale italiano.

 

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