Badante in nero: alcune precauzioni!
Delle badanti se ne sentono “di cotte e di crude”. Ma quante di queste storie sono vere? Di certo, c’è che sono persone spesso molto sole, capaci di sacrificare un’intera giornata al proprio lavoro e di svolgere mansioni a cui neanche gli stessi familiari a volte si abbassano. Come se ciò non bastasse, sono ancora numerosi i casi di badanti in nero, specie quelle di origine extracomunitaria. Chi viene dall’estero ha una scarsa percezione della legalità. A ciò si aggiunge che il labile legame con il nostro Paese e l’incertezza del futuro rende le badanti del tutto indifferenti alla pensione erogata dalle istituzioni italiane, per cui sono disinteressate al versamento dei contributi.
E’ rischioso pagare la badante in nero?
Scoprire una badante in nero è assai difficile perché richiederebbe dei controlli mirati, all’interno del domicilio che, invece, è inviolabile. Pertanto, i controlli derivano quasi sempre da una denuncia della lavoratrice. E qui viene il bello (o meglio, il brutto) perché le sanzioni per il lavoro domestico irregolare sono le stesse di quelle previste per qualsiasi altro rapporto di lavoro: gravi, anzi gravissime.
Per capire quali mezzi di tutela approntare, dobbiamo però capire prima cosa può fare una badante in nero e quali sono i diritti che la legge le accorda nel caso in cui venisse accertata l’esistenza di un rapporto di lavoro irregolare. Ma procediamo con ordine. Fin troppo ovvio che, per tutelarsi da una badante in nero bisogna regolarizzarla. Del resto, è quanto prescrive la legge. Se anche la lavoratrice viene pagata per quelli che sono i prezzi di mercato ed è lei stessa a non volere i contributi, il datore di lavoro ha l’obbligo di “denunciarla” all’Inps e all’Inail, assumendosi in caso contrario tutte le conseguenze sia di natura civile che amministrativa. Peraltro, ed è bene ricordarlo subito, se la badante è una straniera irregolare si commette anche un reato a darle un lavoro. E non importa se è per un buon fine. Detto ciò, mettiamoci nel caso di una persona che, per tre anni, ha avuto una badante in nero a casa e ora questa inizi a minacciare l’avvio di azioni legali. Quali sono i metodi di tutela? Il primo problema è quello della prova del versamento degli stipendi. La legge che impone il pagamento dello stipendio sul conto corrente non si applica al lavoro domestico, per cui ben potrebbe essere che hai versato la retribuzione in contanti. Ma devi poterlo provare. Se non puoi dimostrare di aver pagato il “mese”, la badante potrà chiederti gli stipendi a lei dovuti, secondo il contratto collettivo nazionale, dal primo all’ultimo giorno di di lavoro. È vero: c’è la prescrizione e, in questi casi, è di cinque anni; ma il termine inizia a decorrere solo dopo la risoluzione del rapporto di lavoro. Il che significa che se la donna sta svolgendo ancora le sue mansioni potrà chiederti gli arretrati di anche vent’anni prima. Insomma, la prescrizione c’è, ma è come se non ci fosse. A quel punto, non importa se tu davvero l’hai pagata, ma in contanti: se non ti sei fatto rilasciare una quietanza, non avrai modo di dimostrare il contrario e dovrai versarle di nuovo tutte le buste paga, con gli interessi.
In conclusione, alle famiglie, consigliamo di rivolgersi ad Agenzie di Badanti estremamente qualificate e preparate nel settore, come la AES Domicilio, le quali offrono una selezione accurata del personale, messa in regola del lavoro svolto, garanzie assicurative reali e supporto professionale costante.
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