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La badante ha diritto a rimanere in casa dopo la morte dell’assistito

Che cosa può succedere alla morte della persona assistita? La badante si può ritrovare da un momento all’altro senza una casa.

Spesso le badanti conviventi sono straniere e senza una propria abitazione in Italia; assistono in fatti notte e giorno una persona e quella diventa la loro casa. Quando entrano a far parte di una famiglia perché regolarmente assunte per prendersi cura e far compagnia ad un parente anziano, magari non del tutto autosufficiente, diventano nella maggior parte dei casi quasi dei membri della stessa famiglia e quando muore l’assistito sono costrette a dover lasciare il lavoro.

Badante e morte dell’assistito: aspetti legali e contrattuali

Nel momento in cui vi è il decesso dell’assistito viene a meno l’oggetto del contratto per badante e badante convivente, vuol dire che cessa anche il diritto di restare in quella casa. Il problema è che non sempre la badante ha una casa e è bene dare del tempo alla badante per riuscire a trovare un’altra sistemazione.

Questo è risolvibile controllando il documento di assunzione che prevede la durata del preavviso. Oltre alle considerazioni legali e normative, ci sono anche questioni etiche da prendere in considerazione. Ad esempio, la badante potrebbe aver sviluppato un legame affettivo con l’assistito e potrebbe desiderare di rimanere nella residenza per elaborare il lutto e supportare la famiglia. Tuttavia, è importante bilanciare questo desiderio con il rispetto per la privacy e il diritto dei familiari dell’assistito a prendere decisioni riguardanti la proprietà.

Il licenziamento della badante dopo la morte dell’assistito: preavviso e TFR

Saranno gli eredi a comunicare il licenziamento per avvenuto decesso dell’assistito. Art. 40 comma 7 CNNL : in caso di morte del datore di lavoro il rapporto può essere risolto nel rispetto dei termini di preavviso indicati nel presente articolo.

Il preavviso è dovuto anche in caso di morte del datore di lavoro: se gli eredi non lo rispettano, effettuando il licenziamento con effetto immediato , devono versare alla bandate ad ore l’indennità sostitutiva del preavviso. L’indennità è pari alla retribuzione corrispondente al periodo di preavviso non concesso. Quindi, in fin dei conti, la legge lascia liberi gli eredi di scegliere tra il dare il preavviso o il versare l’indennità.

Il licenziamento deve essere comunicato per iscritto: quindi, o con raccomandata a.r. o con lettera consegnata a mani e controfirmata per ricevuta.
Come dicevamo, la badante ha diritto al preavviso: preavviso che varia in base alle ore di lavoro settimanali svolte e all’anzianità di servizio maturata.
Il datore di lavoro può però procedere al licenziamento senza preavviso in caso di giusta causa ossia di mancanze così gravi da parte della badante da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro. Si pensi al caso della badante che, proprio a causa della sua negligenza, abbia contribuito al decesso dell’assistito oppure che l’abbia abbandonato.

Alla scadenza del preavviso, l’alloggio dovrà essere rilasciato libero da ogni oggetto di proprietà della badante. Alla badante licenziata per morte dell’assistito spettano ovviamente i ratei della tredicesima maturata e la liquidazione delle ferie e dei permessi maturati e non ancora goduti. In verità, si tratta di un diritto che compete a qualsiasi lavoratore dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro.

Stesso discorso vale per il trattamento di fine rapporto: alla morte dell’assistito e con la lettera di licenziamento, alla badante va subito corrisposto il Tfr.

Il Tfr viene determinato sull’ammontare delle retribuzioni percepite nell’anno, comprensive del valore convenzionale di vitto e alloggio: il totale è diviso per 13,5. Le quote annue accantonate sono incrementate dell’1,5% annuo, mensilmente riproporzionato, e del 75% dell’aumento del costo della vita, accertato dall’Istat, con esclusione della quota maturata nell’anno in corso.

La badante dopo la morte dell’assistito: la questione della residenza

Importante è anche il discorso “residenza”. Revocare la residenza alla badante è un processo semplice per il datore di lavoro. Basta che il proprietario dell’alloggio, o un suo erede o delegato, si rivolga all’Ufficio Anagrafe del Comune e comunichi che l’ex dipendente non abita più nella sua casa. Questo permetterà di cancellare la residenza della badante e risolvere eventuali questioni burocratiche legate alla sua presenza. Una volta che l’assistito viene a mancare, è importante affrontare in modo adeguato la gestione della residenza del badante. Innanzitutto, bisogna verificare se il contratto stipulato con il badante include clausole specifiche riguardo alla residenza post-mortem. Se il contratto prevede una regolamentazione al riguardo, è necessario procedere di conseguenza. In caso contrario, occorre informarsi sulle normative vigenti sulle residenze dei dipendenti domestici e prendere in considerazione diverse opzioni: la ricollocazione del badante presso un’altra famiglia, la possibilità di trovare un nuovo lavoro per il badante, o la rescissione del contratto. L’importante è agire nel rispetto delle leggi e dell’interesse di entrambe le parti coinvolte.
Inoltre, è fondamentale considerare tutte le opzioni legalmente adeguate per gestire la residenza del badante dopo la morte dell’assistito, garantendo il rispetto dei diritti di entrambe le parti coinvolte e trovando la soluzione migliore che possa soddisfare le esigenze sia del badante che della famiglia.

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Articolo aggiornato al 16/05/2024