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Aes Domicilio: le vostre domande, le nostre risposte – Mese di Dicembre

( qui verranno riportati una serie di quesiti che gli utenti rivolgono ad AES, selezionando quelli più interessanti ed istruttivi, così da dare una linea guida, un prontuario anche per gli altri utenti; quesiti a cui abbiamo risposto così)

Utente: Buongiorno AES, avevo una domanda da farti. Lo so che forse non c’entra troppo con le Vostre competenze, ma in famiglia, mia nonna, si è ammalata da poco e ci siamo resi conto di non riuscire più ad accudire come vorremmo. Non sappiamo però se chiamare una badante o vedercela tra noi, abbiamo come un senso di colpa, e forse avere un’opinione da un’agenzia seria come la vostra ci aiuterebbe. Grazie mille AES!

AES: Gentile utente, se la persona anziana ha bisogno di un aiuto per muoversi, i figli dovranno occuparsene e valutare le varie opzioni quale appunto la assunzione di una badante o nei casi meno gravi l’acquisto di una poltrona particolarmente agevole per salire le scale o per vari spostamenti. In ogni caso, e qualunque sia l’opzione scelta, l’importante sarà fornire assistenza al soggetto, rendendolo consapevole della propria condizione, senza negare le sue libertà. Se la diagnosi non è così grave da comportare il ricovero in una struttura apposita, la persona anziana potrà continuare a vivere in casa propria o presso i figli, prendendo le giuste precauzioni, affinché l’ambiente sia sicuro e confortevole. Nel caso in cui invece si opti per il ricovero, il soggetto ha il diritto, se le sue condizioni glielo permettono, di decidere quando e dove farsi ricoverare. Anche quando si soffre di gravi problemi di salute che non permettono più di lavorare, i figli hanno il dovere, se è loro possibile, di fornire un aiuto economico. Questo dovrà essere proporzionato alle condizioni economiche di ciascuno, e sarà da suddividere nel caso in cui i figli siano più di uno. Nel caso in cui non venga raggiunto alcun tipo di accordo tra i soggetti obbligati, potrà intervenire un giudice.

Non so se la nostra risposta ti ha dato più risposte o ti ha creato più domande, ma il nostro consiglio è quello espresso qua sopra, e ringrazio te per averci contattati.

 

Utente: Caro AES ho una domanda stupida da farti, ma sta preoccupando tutta la mia famiglia. Noi abitiamo in Trentino, e con noi vive nostra nonna di 78 anni. Ci hanno tutti detto che le basse temperature rischierebbero di farla ammalare gravemente, sebbene la nostra casa sia riscaldata h24. Ma questa paura ormai ci ha presi, sapresti dirmi quali sono i rischi reali, visto che siete a contatto con gli anziani? Grazie.

AES: Gentile utente, non posso che rimandarti ad informazioni di tipo sanitario, che sono reperibili in qualsiasi sito tu vada a spulciare. Abbiamo dedicato anche un articolo a questo, di cui ti copio una parte così da poterti, se non tranquillizzare, almeno informare. “Secondo il prof. Niccolò Marchionni, (presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria S.I.G.G.) infatti l’effetto killer del freddo per gli anziani è  il doppio di quello del caldo e l’abbassamento delle temperature comporta un aumento del rischio di mortalità del 6-10% per ogni grado inferiore alla temperatura media stagionale oltre a un aumento dei ricoveri, per malattie cardiovascolari, respiratorie e cadute.
Da uno studio inglese che ha monitorato la mortalità tra gli over 65 in un decennio  è emerso che a fronte di un aumento del 3% della mortalità per ogni grado in più rispetto alla temperatura media del periodo estivo, si registra un 6% di mortalità in più, per ogni grado al di sotto della temperatura media invernale.
Da qui l’effetto killer del freddo che è doppio rispetto a quello del caldo eppure nessuno ne parla come si parla degli effetti della stagione estiva sulla vita degli anziani.

 

Utente: Caro AES, mia zia ha al suo fianco una badante da ormai 5 anni, ma la preoccupazione che ha preso tutti noi – e ce ne siamo resi conto, forse, troppo tardi – è che, essendo la nostra badante molto taciturna, non sappiamo mai cosa pensi, quale rapporto abbia con la sua famiglia, e questo genere di cose. Potreste aiutarci?

AES: Gentile utente, a questa richiesta non può venire risposta da altri se non dalla diretta interessata. Dovete curare meglio la comunicazione, che è un fattore importantissimo del rapporto con la badante. Possiamo però darti una idea di cosa passi per la testa di una badante (sebbene sia tutto soggettivo!) copiandoti qui un breve colloquio con una badante, svolto dai nostri operatori durante una intevista; sperando che ti sia di aiuto. Anche solo per darti uno spaccato di ciò che pensano.

AES: Però: come siamo arrivati a fare la badante?/ Fenicia: Ti dicevo: ho incontrato l’amore. E parlando mi disse che erano in cerca di una badante per sua madre. Allora mi offrii io./ AES: Avevi mai fatto questo?/ Fenicia: Eh no, mai./ AES: E come affrontasti la cosa?/ Fenicia: Beh all’inizio è stata dura…/ AES: Perché?/ Fenicia: Perché non avevo mai fatto questo, e non sapevo quanto in realtà fosse un mestiere intimo. Me lo immaginavo più da colf…/ AES: E invece…/ Fenicia: E invece non è stato così./ AES: Quanti anni aveva?/ Fenicia: 93, di testa era perfetta – grazie a Dio – ma il corpo le reggeva poco. Poi un’altra pressione la ricevevo sul piano morale./ AES: Perché?/ Fenicia: Perché la Signora si affezionò subito a me, anche se io dopo le prime settimane avrei volentieri mollato. Ma essendo la mamma del mio fidanzato rimasi./ AES: Eri pagata?/ Fenicia: Sì, assolutamente. Quello che mi si diceva era: “se dobbiamo pagare qualcun’altra, è meglio pagare te”. E così è stato./ AES: Per quanto tempo hai fatto questo?/ Fenicia: Per 3 anni…

 

Utente: Ciao AES, sono una studentessa all’Università e sto svolgendo una tesi in Psicologia Sociale, sul ruolo delle badanti all’interno della famiglia, ed anche singolarmente, cioè come individui. Purtroppo non ho trovato molto in letteratura, pochi sono i testi che ne trattano. Sapresti darmi qualche consiglio?

AES: Gentile utente, ci fa piacere che la ricerca si stia sviluppando anche verso queste aperture, che da troppo tempo sono soffocate dall’ipocrisia. Posso certamente consigliarti il libro di Titti Marrone “La donna capovolta”. Ne abbiamo anche parlato sul nostro sito, ma ti ridico qui le cose salienti, sperando ti possano essere d’aiuto.

Titti Marrone nel suo libro “La donna capovolta” in cui si narra di un confronto, di un focus, di un dialogo esclusivo tra una donna intellettuale e una badante della propria madre. Alina è un’efficiente badante moldava emigrata nel nostro paese per necessità e determinata a tenersi il lavoro con qualsiasi mezzo. La sua datrice di lavoro, Eleonora, è una professoressa colta e illuminata, una donna borghese che, per assistere la madre in preda a demenza senile, ha bisogno di un aiuto esterno che la scarichi di ogni responsabilità. Una situazione molto diffusa in Italia dove, secondo il Censis, le badanti sono oltre un milione e seicentomila, un esercito poco considerato formato da persone che subiscono lo stravolgimento coatto dell’esistenza. Ma, dietro i numeri, ci sono le storie. La prima, all’apparenza ben inserita nel contesto geografico e famigliare, come spesso appaiono le badanti, è invece in preda a rabbia e sgomento. La seconda, Eleonora, è convinta di essere di ampie vedute e cerca di stabilire un rapporto “democratico” con la badante, offrendo invece solo contatti superficiali e sbrigativi, quando non addirittura ostili a causa di inconfessate gelosie. La scrittrice e giornalista, Titti Marrone, così risponde ad una domanda postale da un giornalista del Corriere Della Sera: “Le badanti incarnano la tipologia di migranti che tutti crediamo integrate ma è ben lontana dall’esserlo. Vivono nelle nostre case capovolgendo le loro vite, lasciando figli, mariti, affetti e vite complicatissime di cui sappiamo poco o nulla. Il personaggio della moldava Alina evoca quindi un aspetto dell’immigrazione poco considerato: quello di persone in apparenza inserite saldamente nei nostri contesti familiari ma soffocate da condizioni che le obbligano a negare radici e identità.”

 

Utente: Caro AES, nostro nonno vive con una badante convivente da molti anni, e quest’anno, purtroppo, sarà il primo anno che passeremo le vacanze da separati, perché la mia famiglia ha deciso di trascorrere le vacanze di Natale altrove. Mi dispiace che mio nonno resti solo, ed ho paura che questa solitudine lo ferisca troppo. Puoi darmi qualche consiglio?

AES: Intanto se vive con una badante convivente non è solo e poi: Gli anziani, seppur autosufficienti, trascorrono le feste, molte volte, in modo solitario,  e non c’è davvero modo di impedire questa solitudine; ecco perché la figura della  badante, oltre ad essere un supporto fisico per espletare gli impegni quotidiani, ha anche la funzione ancor più importante di non far sentire l’anziano da solo.  I dati confermano, infatti, che la maggioranza degli anziani che vive con una badante percepisce la solitudine molto meno di chi, pur essendo autosufficiente, non sa cosa fare, né saprebbe dove andare. La nostra società è davvero spietata, perché impone a tutti di essere sempre in salute e sempre felici e contenti, e chi non lo è viene di botto escluso da quella che è l’armonia della società.  Ma il dramma vero è quello che avviene all’interno della casa, dove gli anziani sono soli e non sanno davvero a chi rivolgerci, finito quel giro di telefonate ai parenti che ha una durata massima, complessivamente, di 10 minuti: e le restanti 16 ore del giorno? Ecco che la badante si ritrova a riempire non solo un vuoto sanitario nella nostra nazione ma anche e soprattutto un vuoto sociale.

 

Utente: Buongiorno AES, ho provato a contattarvi più volte per un bisogno. Una volta mi serviva una badante per due ore, un’altra volta mi serviva per un giorno, proprio avantieri, avendo saputo che non potevo essere a casa la notte vi ho chiamato chiedendovi una badante. Mi avete risposto sempre di no. Perché?

AES: Gentile utente, la motivazione penso sia stata espressa anche telefonicamente, comunque la mettiamo anche per iscritto.  Un fenomeno da rilevare, però, è che la AES DOMICILIO non lavora sulle urgenze. Ma cosa significa “urgenza”? Significa che non si può chiedere dalla mattina per la  sera una figura che magari copra solo qualche ore – ed il più delle volte, trattandosi delle feste appena trascorse, non sono mancati i casi in cui si richiedesse una figura  “dalle 22 alle 3, del 31”, ovvero, giusto il tempo di fare Capodanno (e, ripetiamo,  richiesta mossa da una persona che non aveva in alcun modo nessun contratto con la AES, né ne aveva avuti in passato!). Il motivo per cui non si lavora sulle urgenze non è tanto quello di “Non riuscire a trovare” una persona seduta stante, quanto la incolumità e l’efficienza del servizio richiesto: chiedere una persona con così poco preavviso significherebbe scegliere la prima che capiti o che dica di sì, e questo implicherebbe una qualità del servizio scarsa e succedanea.