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Muoversi in casa: i vantaggi di una badante

La sedentarietà è il grande spettro della vecchiaia.

Seneca diceva che si è vecchi quando non ci si riesce ad alzare da una sedia abilmente; e persino appesantirsi troppo col cibo e non riuscire ad alzarsi, è un fare esperienza della vecchiaia: essere gonfi e non avere forze. Come prevenire questo brutto spettro?Il più delle volte la sedentarietà oltre a causare un enorme quantità di guai, dall’atrofizzare i muscoli alla depressione, causa anche una specie di fenomeno che ha a che fare con l’emotività altrui: le persone che tendono “a marcire” in casa – cioè tendono a stare a casa anche quando non dovrebbero, o peggio, quando potrebbero uscire e non lo fanno non perché impediti da qualche malattia o da qualche dolore fisico, bensì dalla stessa spossatezza che in realtà si rimpiangerà poi non averla scacciata via; ecco, queste persone generano “repellenza”, ovvero, emanano una energia negativa per cui anche gli amici se ne allontaneranno, anche le persone reputate più fidate si discosteranno, quasi fosse una malattia in tutto e per tutto.Dei ricercatori di Chicago hanno coinvolto un gruppo di 454 anziani, di cui 191 con demenza e 263 senza questo disturbo. La salute fisica e le abilità legate alla memoria dei partecipanti e al ragionamento sono state testate ogni anno per 20 anni. Gli scienziati, inoltre, hanno monitorato il livello di attività fisica svolta negli ultimi due anni di vita degli anziani, deceduti a un’età media di 91 anni, che hanno poi donato i tessuti cerebrali per lo studio. L’attività fisica è stata misurata tramite un accelerometro, uno strumento che rileva qualsiasi accelerazione, dunque ogni movimento corporeo compiuto durante la giornata, e che è in grado di valutarne l’intensità. Stando ai risultati, le persone che si muovevano di più durante il giorno hanno ottenuto punteggi più alti nei test per valutare la memoria e la capacità di ragionamento. Allo stesso tempo, i partecipanti con maggiori abilità motorie, come equilibrio e coordinazione, avevano punteggi più alti. Gli individui più attivi erano quelli meno colpiti dalla demenza. L’attività fisica svolta dai partecipanti, inoltre, era costituita da semplici movimenti come mansioni domestiche o una camminata intorno alla propria abitazione. Secondo gli autori, una maggiore attività fisica – misurata come somma dei movimenti quotidiani – aumenterebbe fino all’8% i punteggi della memoria e del ragionamento logico. Ma non è tutto. Dall’analisi dei tessuti cerebrali dopo il decesso, emerge che l’associazione fra maggiore movimento e migliore memoria rimane valida anche in presenza della demenza e dell’Alzheimer. Tuttavia gli autori sottolineano che lo studio non individua un rapporto di causa ed effetto fra attività fisica e memoria: può anche essere che le persone che vanno incontro ad un declino cognitivo riducono progressivamente il movimento.

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