Domande risposte sportello badanti

Lo sportello “AES Ascolta”: Le Vostre domande, le nostre risposte – Giugno 2019

(LE NOSTRE RISPOSTE ALLE VOSTRE DOMANDE DI GIUGNO)

(Aes Ascolta è uno “sportello”, ovvero, ci arrivano molte domande dai nostri clienti, alcune via e-mail, altre telefonicamente, altre ancora per mezzo di commenti sui nostri social; il nostro compito è quello di raccogliere le vostre domande più pertinenti e di dare pubbliche risposte, in modo tale che tutti possano usufruire di maggiori chiarimenti e delucidazioni. Grazie a tutti coloro che intervengono.)

 

1)

Utente: Ciao AES! La mia domanda è un po’ strana: da un po’ di mesi la badante di mio nonno è un po’ strana, la vedo depressa, non più col vigore di prima, ed ho paura che questa negatività intacchi mia nonna ed anche il suo quieto vivere, cosa mi consigli?

AES: Carissimo/a Utente ti ringrazio per questa domanda, perché ci da la possibilità di fare luce su un argomento che proprio in questi mesi sta venendo fuori, ovvero: il malessere della badante (ti consiglio di leggere anche la nostra intervista alla badante Manola, per comprendere meglio ciò di cui sto per parlarti). La badante, noi, la conosciamo come una figura “custode”, forte, piena di sicurezze; ed in parte è così, ed è giusto che sia così – fragili sono i “badati”; gli anziani; ed è giusto così. Ma: quando è la badante a stare male come ci comportiamo? Ovvero come l’analizziamo? I latini avrebbero detto: “chi custodisce i custodi?” – noi, oggi, forse, potremmo dire: chi bada alla badante? Sono tante le donne che dall’estero si trasferiscono in Italia per lavorare come badanti e prendersi cura delle persone anziane o dei più piccoli. Un mestiere che, però, sembrerebbe portare ad una condizione mentale abbastanza problematica per le lavoratrici. Prende il nome di Sindrome Italia, ovvero uno stato di salute caratterizzato da depressione, stress, ansia e solitudine. Spesso, le donne vivono una vera e propria depressione specialmente per aver lasciato i propri figli nel loro paese d’origine. Una condizione che non aiuta di certo a vivere con serenità…

Spero di esserti stato d’aiuto, e che queste parole ti conducano ad una scelta giusta, ma soprattutto comprensiva, sperando che il tutto non peggiori e che possiate raggiungere di nuovo la persa armonia.

 

2)

Utente: Caro AES scusami se ti rivolto una domanda che forse farei meglio ad indirizzare ad un neurologo o ad un medico; ma siccome so che trattate di queste cose, volevo esporre un problema: mia zia oggi si è affacciata alla finestra, pioveva e faceva un freddo da Marzo (anche se è Maggio), e credeva che fossimo prossimi al Natale, questa cosa mi ha sconcertato. Cosa posso fare?

AES: Cara Utente innanzitutto grazie per averci contattati ed averci reso partecipi di questo momento delicato che t’ha preso. Innanzitutto dovresti rivolgerti ad un neurologo, o comunque un medico nel caso tua zia soffra di patologie come l’Alzheimer o più comunemente di demenza senile, certamente non è una novità che ci si possa confondere data la sparizione delle mezze-stagioni, e di fatti te ne parliamo proprio adesso e qui, cosa, però, che ti consiglio di leggere, solo dopo esserti accertata medicamente dello status di salute di tua zia. Sembra una stupidata eppure quando si dice “non ci sono più le mezze stagioni”, si sta dichiarando qualcosa di estremamente grave. Le stagioni sono state, per l’uomo, dopo la luce e il buio, il secondo criterio di concezione del tempo. Un tempo “senza stagioni” è quello che vivevano Adamo ed Eva, ed era, infatti, un tempo divino, dove vi era un’eterna primavera. L’uomo ha percepito le stagioni come il volere di Dio, ed in base alle stagioni ha dato nomi, ha inventato lavori, ha creato ciò che non c’era sfruttando i venti, ha potuto fissare i giorni di navigazione ed i giorni di arresto. Un anziano, soprattutto sugli ottanta anni, essendo una generazione, quella, completamente diversa dalla nostra, viveva un rapporto con la naturale decisamente più viscerale e  più dipendente da essa. Un anziano sugli ottanta anni, da ragazzo, mangiava quello che la stagione offriva, e si vestiva come la stagione imponeva, sapeva che era primavera anche attraverso una più accurata conoscenza degli animali. Oggi la natura, da “primo appiglio alla-mano” direbbe Heidegger, si è trasformata in scenografia, in una cosa che c’è solo per essere trascurata. Mangiamo frutti fuori stagione, si compiono navigazioni fuori dalla nostra rotta, ci sono crociere a Dicembre, ci vestiamo come ci pare. A vederci nessuno ci distinguerebbe trovarci, oggi, d’Inverno o d’Estate.

 

3)

Utente:  Ciao AES, vorrei un consiglio; da qualche tempo abbiamo assunto una badante convivente per mia madre; ci sembrava una brava Signora questa badante, ma poi ho iniziato a curiosare sui social, e ho trovato cose su di lei che mi hanno lasciato alquanto perplesso, cosa devo fare?

AES: Innanzitutto valutare la professionalità della badante, la garanzia che ti è stata fornita (qualora ti fossi rivolto ad un’agenzia) e soprattutto valutare il miglioramento di vita di sua madre, dopo il suo arrivo. Poi molti profili definiti “istituzionali” sono conformi ai “profili privati” che si ritrovano sui social: le aziende hanno al loro interno un team apposito per controllare la condotta privata dei loro dipendenti, e cercano di conformare il profilo istituzionale con quello privato al fine di non screditare l’azienda. Insomma il profilo social deve essere a tutti gli effetti il rispecchiamento “sociale” della persona, ovvero: il rispecchiamento di come una persona appaia in mezzo alle altre, e non uno spazio privato su cui condividere i propri “pensieri privati” e le proprie “foto private” – i pensieri devono essere comunque pensieri inclini ad essere visti come funzionali alla società. Anche le badanti hanno profili facebook, o twetter, e molte volte ciò causa una discrepanza tra l’immagine professionale che ne abbiamo, e l’immagine privata che non ci aspetteremmo che avesse. Una maestra, un professore, un carabiniere, sono persone che crediamo essere maestra, professore, e carabiniere, anche fuori le ore di lavoro, e non è così. La vita privata deve sempre essere tenuta a debita distanza dalla vita professionale, altrimenti si rischia di vedere in queste persone ciò che non sono: l’ambiente di lavoro impone un certo linguaggio ed un certo comportamento, che a casa può essere dimesso, e sempre bisogna tenere presente questo. Una badante non va giudicata per il proprio profilo social, così come un carabiniere non può essere giudicato sulla base d’essere un buono o un cattivo padre: la vita privata deve essere tenuta separata dalla vita professionale, questo è ciò che vogliono annullare le aziende, ma in che modo? Mascherando la vita privata come un continuo del lavoro.

 

4)

Utente: Ciao AES, voglio essere breve: la badante di mio padre fuma, anche di nascosto a noi per non far apparire la sua esagerazione, e noi non sappiamo cosa fare, perché a mio padre non da fastidio, anzi, ma noi sappiamo che quello è un pericolo per la sua salute. Mio padre è affezionatissimo alla sua badante. Insomma: che posso fare per salvare “capre e cavoli”?!

AES: Caro/a Utente, fumare fa male, sempre ed a tutti, a chi fuma, a chi sta intorno, a chi sta sotto, a chi sta sopra, sempre! L’unica cosa che mi sento di fare è darti dei consigli da inoltrare alla tua badante. Grazie, comunque, del fatto di esserti rivolta a noi per questi tuoi dubbi.

1) fumare non in prossimità delle finestre, poiché il fumo subisce a causa del vento un contraccolpo ritornando in dietro e quindi in casa; fumate fuori, dal balcone e preferibilmente tenendo le ante chiuse e non dal balcone che affaccia sulla stanza ove vive il paziente

2) fumare ponendo un cappotto addosso, o comunque una mantellina, e lasciarla fuori affinché il fumo si impregni solo e soltanto su di essa, e non portandola in casa non rilasci tossine

3) fumare meno sigarette possibili poiché la supervisione nel lavoro di badante è fondamentale, e l’assenza anche di pochi minuti può risultare decisiva.

Spero che questi piccoli consigli ti saranno utili.

 

AES ASCOLTA!