Badante Smart Working

Lo Smart-Working Delle Badanti

Il periodo del Coronavirus ha annunciato una nuova era del lavoro: lo smart-working.

Letteralmente “lavoro agile” poiché lo si può svolgere comodamente da casa, o da qualsiasi altro posto, purché si abbia – credo – un pc. Ma approfondiamo meglio la questione dello smartworking: infatti il datore di lavoro pubblico o privato non è tenuto a fornire a tutti i lavoratori la strumentazione necessaria a svolgere la prestazione lavorativa in modalità smart working.
(In Italia dove, secondo i dati Istat, il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa e solo nel 22,2% dei casi ogni componente ne possiede uno. Ripensiamo ai mesi di confinamento con la gran parte degli uffici chiusi e scuole sbarrate. Immaginiamo una famiglia di tre o quattro persone dove i genitori e i figli devono seguire da remoto lavoro e lezioni. Poco più di 22 su 100 fra loro possono lavorare o studiare contemporaneamente, mentre quasi 34 su 100, ben un terzo della popolazione, non può fare nulla di nulla, esclusi da tutto).
Se l’amministrazione pubblica o il datore di lavoro privato non può fornire la strumentazione necessaria, il lavoratore può comunque avvalersi dei propri supporti informatici per svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile.

Tuttavia, l’amministrazione o il datore di lavoro privato sono tenuti ad adottare ogni misura organizzativa e gestionale per assicurare lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in modalità agile.

“La cosa migliore sarebbe riuscire ad escogitare un metodo di smart-working anche per quelle categorie come colf, badanti, infermieri” – questa è la proposta che si sente avanzare da tempo, ma la cosa più importante è – ed è quella che viene trascurata maggiormente – che le badanti fanno da sempre smart-working!
Infatti per una badante la casa dove opera, pian piano, diventa la propria di casa – con le debite differenze – comincia ad identificarsi, ed a vedere la persona assistita come un proprio caro. Si proroga in automatico per il mese di giugno l’indennizzo di 600 euro, previsto a marzo per una platea di quasi 5 milioni di autonomi: professionisti non iscritti agli ordini, Co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli. Andrà anche a chi ha presentato domanda in un momento successivo: gli stagionali diversi dal settore turismo, i lavoratori occasionali e quelli intermittenti. A maggio l’indennizzo sale a mille euro, ma è soggetto ad alcune condizioni: è riconosciuto ai liberi professionisti titolari di partita Iva, non in pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, che abbiano subito una riduzione di almeno il 33% del reddito nel secondo bimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

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