Le badanti: poetesse del loro dolore

Le badanti: poetesse del loro dolore

Sulla “Gazeta Ukrainska” giungono delle poesie scritte da alcune badanti, poesie per testimoniare il dolore e per dire che ancora non le ha sconfitte, parole come coltelli che si spezzano poiché inferti nella pietra. Vogliamo pubblicarne alcune per far capire come i sentimenti, a volte, siano davvero ciò che ci rendono umani.

 

“L’unica cosa bella

è che ho delle amiche.

Quando andiamo ai giardini,

ci stendiamo all’ombra,

ciò che è successo nella settimana –

ci raccontiamo tutto.

Passiamo lì tutta la giornata,

piangiamo un pochino,

e di sera ai signori

torniamo lentamente…”

 

La redazione di AES DOMICILIO gode al suo interno di persone specializzate anche nell’analisi letteraria di alcuni testi, ed in questo articolo ci sentiamo di esprimere una nota critica – resta il fatto che la dignità di vita di queste poesie è altissima.

Leggiamo però, ad esempio nella prima poesia, come vi sia un immediato sentimento di contrasto: da una parte l’unica cosa bella, e dall’altra il suo contenuto le amiche: la gioia, così unica, così singolare è quella di “stare insieme”, una unicità che conduce non a solitudine, ma a compagnia, a condivisione.

Poi prosegue, e vediamo che la settimana si configura come un tutto da raccontate: la settimana, la quotidianità, è il “tutto”, e va raccontato. E poi c’è un patetico congedo: il ritorno a casa dai signori, un ritorno “lento”, come gli animali che ritornano alle loro tane, come li attendesse la realtà, come si dicessero l’un l’altra: “andiamo, altrimenti, la prossima settimana, cosa avremo da raccontarci?”. La solitudine si eleva ad argomento, è questo il pregio della donna e della poesia: da ciò che è uno giungere a ciò che è molto.

 

Eccone un’altra da leggere, questa, senza alcun commento:

In casa dormo con un estraneo/a tavola mangio con un estraneo/la mattina mi sveglio e faccio fatica per un estraneo. Mai avrei pensato di vivere così lontana/

e adesso mi piango addosso dalla mattina alla sera Io, paese mio, vorrei venire a casa/ma tu non sei ancora pronto per me.

 

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