Intervista alla famiglia della badata

Intervista alla famiglia del badato

(nella presente intervista, AES DOMICILIO, ha avuto modo di ascoltare un membro della famiglia che ha avuto la ventura di diventare, improvvisamente, un “datore di lavoro”, assumendo una badante per la propria anziana madre; dovendo far fronte alle difficoltà burocratiche, e non, a cui si va incontro. I nomi che verranno citati sono puramente frutto di fantasia per tutelare la riservatezza delle persone con le quali abbiamo avuto il piacere di dialogare, e che ringraziamo.)

AES: Buonasera e grazie per la disponibilità che ha mostrato nel parlarci della sua esperienza.

Elena: Grazie a voi, che mi date la possibilità di descrivere la mia situazione, cioè quella di una figlia che ha dovuto far fronte ai problemi di una madre, improvvisamente, non autosufficiente.

AES: Ci dica: cosa ha fatto appena ha scoperto che sua madre non era più in grado di gestire autonomamente la propria vita?

Elena: Prima di tutto ho dovuto accettare il fatto così com’era; e – credetemi – non è stato facile; per di più sembrava, nella mia famiglia, che solo io stessi capendo la gravità di ciò che stava succedendo.

AES: In che senso? I suoi fratelli o le sue sorelle non l’hanno aiutata?

Elena: Diciamo che non si erano “accorti” della gravità – ecco!

AES: Come ha deciso di agire?

Elena: Per un attimo ho pensato che avrei badato io a mia madre, ma poi, mi accorgevo che le mie giornate erano mangiate dagli impegni, oltre che lavorativi anche familiari – io ho tre figli! Quindi, ho deciso di assumere una badante.

AES: Da quanto tempo ha messo a fianco di sua madre una badante?

Elena: Sono tre anni, ormai.

AES: E’ sempre la stessa badante?

Elena: No. In dieci anni abbiamo cambiato circa 4-5 badanti; ma adesso con Veronica ci troviamo davvero bene: è con noi ormai da 1 anno.

AES: Così tante badanti in pochi anni. Perché?

Elena: Perché mi sono trovata catapultata in un mondo completamente estraneo. Non ero in grado di valutare la bravura, non sapevo quali domande porre, e quali risposte aspettarmi, per capire se davvero fosse, quella persona, una brava badante. Anzi, a volte, ammetto di non aver capito nemmeno che la persona che avevo davanti fosse una badante. Tuttavia, bastava poco per capirlo; non demandavo solo agli effetti che avrebbero sortito su mia madre, cioè non aspettavo che mia madre dicesse di trovarsi bene o male, (anzi, prima che me lo dicesse, me ne sarei accorta io); io stavo in casa per osservare; ogni tanto facevo visite a sorpresa, così capivo se quella badante stesse facendo davvero il proprio lavoro oppure no.

AES: Insomma ti sei ridotta a fare l’investigatrice.

Elena: Si, e un po’ me ne vergogno.

AES: Perché?

Elena: Perché come un’incosciente ho messo a repentaglio anche la vita di mia madre: io che ne potevo sapere di chi mi stavo mettendo in casa!

AES: Ma perché non si è rivolta ad un’agenzia socio assistenziale come AES DOMICILIO per scegliere e scrutinare una badante?

Elena: Perché nel nostro paese né in provincia, vi sono agenzie di badanti. Ci si deve affidare al passaparola, ad una mafia di medici e infermieri…

AES: In che senso?

Elena: Per chiedere aiuto per mia madre mi sono rivolta al nostro medico curante, che ci ha indirizzati ad un altro medico, che ci ha dato dei contatti da alcuni infermieri, i quali avevano cugini e fratelli che assistevano anziani.

AES: Insomma: un cortocircuito!

Elena: Esatto. E poi, alla fine, si giungeva sempre alla stessa conclusione: ospizio. Io ed anche i miei fratelli si sono sempre opposti agli ospizi, poiché – dico la mia impressione – sono luoghi tristissimi (almeno la maggior parte), soprattutto quelli che possono permettersi gente come noi, della classe media. Ho optato per cercare una badante

AES: Quali altre difficoltà hai incontrato?

Elena: Ho dovuto imparare un mondo che ignoravo. Io, da anni dipendente, mi ritrovavo ad essere datrice di lavoro, e si badi: tutto alla luce del sole. Cioè: niente a nero. Avevo deciso che qualora dovessi assumere una badante l’avrei fatto mettendo tutte le carte in regola, dunque allineando l’intera trafila burocratica: contributi, quindi INPS, ferie, tredicesime, giorni di riposo. Tutte cose che io vivevo da dipendente e non da datore di lavoro: e credetemi che è completamente diverso.

AES: Qual è l’ostacolo maggiore che hai incontrato?

Elena: Ti confesso: l’elemento di difficoltà non è stato tanto quello di imparare a gestire la complessità delle procedure burocratiche per l’assunzione e/o la busta paga, il calcolo dei contributi INPS, ecc. No, su questi aspetti ho trovato diversi servizi pubblici e privati che danno un grosso aiuto o addirittura lo fanno al posto tuo se non te ne senti capace. Il problema è stato entrare nella mentalità di dovermi occupare di ciò, e soprattutto nel trovare il modo per gestire il rapporto con una persona che è accanto a mia madre come lavoratrice ma a cui io chiedo anche di stabilire un legame affettivo perché mi possa fidare di lei mettendo, letteralmente, nelle sue mani la mia mamma.

AES: Ma – permettimi un appunto – la badante non è un’amica, e non può esserlo; l’affetto di cui parli è una cosa rarissima: bisogna sempre tenere presente che le badanti sono lì perché pagate. E certo ci sono anche i casi in cui si viene a creare una sinergia, un amore particolare; ma è rarissimo.

Elena: Lo so; so tutto. Ma per me era importante trovare una persona che fosse amorevole con mia madre, e di cui potermi fidare. Io credo che la fiducia non va di pari passo con la competenza ma col bene: io sapevo, conoscendomi, che mi sarei fidata solo e soltanto di una persona a cui io e mia madre avremmo voluto bene; in caso contrario sarei passata avanti. E così ho fatto.

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AES: Quindi, diciamo, che lei si affida più a criteri “sentimentali” che “scientifici” ai quali si affida, invece, un’agenzia. Andando oltre: quale altro ostacolo ha trovato?

Elena: Un secondo aspetto che mi ha messo in crisi è stato come gestire il fatto che non solo mia madre ma anche io mi sono affezionata e mi sono coinvolta nel rapporto.

AES: Ma te hai un’anima troppo grande!

Elena: Lo so e non so se sia un bene. Per esempio con Luz, l’ultima badante prima di quella attuale, si era creato un rapporto speciale: lei mi ha coinvolto nella sua storia personale di mamma che ha dovuto lasciare una bimba piccola in Venezuela, di donna che manteneva non solo la sua famiglia ma buona parte del clan familiare. Io l’ho aiutata tanto, e anche lei ha aiutato me. Ma forse, senza rendermene del tutto conto, credo di essermi aspettata che lei diventasse una di famiglia. Ho vissuto un grande dolore quando ha deciso di andare via per un lavoro meglio pagato, mi sono sentita tradita!

AES: Come dicevamo prima: la figura della badante non deve essere confusa con quella di un’amica o di una “persona di fiducia”, è una dipendente ed è bene che si definiscano sin dall’inizio le mansioni e i giorni e le ore libere, per trovarsi meglio in futuro. A volte la confidenza intorbidisce le acque, ed in quest’ambiente è necessario essere chiari.

Elena: Caspita! Se vi avessi incontrato prima!

AES: Ma tua madre che tipo è? Ha accettato subito la presenza di un’estranea a casa, con lei?

Elena: Questo è un tasto dolente. Ci sono volute settimane prima che si “lanciasse” e acconsentisse ad un’altra figura in casa oltre i figli. Dopo la morte di mio padre, ha vissuto un periodo di depressione medio-lungo che l’ha portata a chiudersi ancora di più, e ha visto in noi l’unico sfogo di salvezza, e di speranza per andare avanti. E’ stato un periodo molto intenso anche per me, mi sono riscoperta figlia; e poi, adesso, purtroppo, mi sono riscoperta madre…

AES: Ci sembra, però, che da come parli ci sia dietro qualcos’altro. Non solo il rapporto tra tua madre e la badante, ma anche tra te e tua madre, o sbaglio?

Elena: E’ vero: far accettare la badante ad alcuni anziani è veramente faticoso e snervante, ma c’è un altro lavoro da fare, che noi familiari non abbiamo così chiaro quando prendiamo la decisione di ricorrere a questo tipo di aiuto. Presa come ero dall’urgenza di un aiuto, dal dover gestire mia madre ma anche la mia famiglia, non mi sono resa conto che Luz, Veronica o le altre non sono solo un sollievo, un grosso aiuto, la risposta ad un mio bisogno ma sono persone che, entrando nelle nostre vite, modificano i rapporti tra mia madre e me.

Forse solo oggi riesco a vedere, con un po’ di lucidità, che non era solo mia madre a dover accettare la badante ma anche io!

AES: Cara Elena, grazie mille per questa intervista, e per la sincerità con cui ci hai parlato; ma, d’altronde, posso dire che al termine di questa intervista si è capito che sei una persona di grande e di buon cuore, e che non potevi risponderci altrimenti. Grazie mille.

Elena: Grazie a voi, a volte si ha bisogno di esternare quello che si ha dentro; queste sono realtà che tutti sanno e che nessuno conosce fino in fondo. Si dovrebbero fare iniziative così più spesso, quindi grazie AES!