Il Cibo e la Badante
Quante volte ci siamo trovati di fronte ad una badante che si fa e ci fa questa domanda: “non mi danno da mangiare, che faccio?”
Le badanti hanno un compito fondamentale che cambia, in meglio, la qualità della nostra vita e quella dei nostri genitori: prendersi cura tutti i giorni dei nostri cari.
È dunque innanzitutto nel nostro interesse che devono essere messe nelle migliori condizioni per fare il loro duro lavoro.
Tre pasti al giorno, di buona qualità.
Però il problema esiste ed è uno dei casi più frequente di attrito tra le famiglie e le badanti.
Che fare dunque?
Proviamo a fare chiarezza. Cosa dice il contratto?
Art. 35 Vitto e alloggio
Il vitto dovuto al lavoratore deve assicurargli un’alimentazione sana e sufficiente; l’ambiente di lavoro non deve essere nocivo all’integrità fisica e morale dello stesso.
La badante ha sempre diritto a vitto e alloggio?
Per i badanti conviventi, cioè quelli che abitano presso la persona assistita, il vitto costituisce un elemento di primaria importanza, non solo dal punto di vista logistico ma anche contrattuale. Il contratto collettivo nazionale del lavoro domestico (CCNL) prevede infatti che il datore di lavoro fornisca al badante convivente vitto e alloggio. Questo significa che la persona assistita (o chi la rappresenta) ha l’obbligo di provvedere ai pasti del lavoratore durante le ore di servizio.
Quando il datore di lavoro non può fornire direttamente il vitto o in situazioni in cui il badante non è convivente, ma comunque trascorre molte ore nella casa dell’assistito, la normativa prevede la corresponsione di un’indennità di vitto. Si tratta di una somma in denaro che sostituisce il pasto fornito direttamente. Secondo il CCNL, l’importo dell’indennità di vitto è stabilito annualmente, con variazioni che tengono conto dell’inflazione e dell’adeguamento ai costi della vita.
L’indennità di vitto spetta in diverse situazioni:
- Badante non convivente
Se il badante non vive con la persona assistita e, di conseguenza, non riceve i pasti, il datore di lavoro deve corrispondere un’indennità economica che copre le spese per i pasti non forniti. - Assenza Temporanea del Vitto
Anche per i badanti conviventi, se per qualche motivo il datore di lavoro non può fornire il pasto previsto (ad esempio, in caso di assenza del datore o per motivi logistici), l’indennità di vitto è comunque dovuta.
La somma dell’indennità può variare in base al numero di pasti non forniti, e solitamente è ripartita per colazione, pranzo e cena. Ogni pasto ha un valore prestabilito che il datore di lavoro deve versare al lavoratore nel caso in cui non sia in grado di garantirlo.
Vitto e cibo: cosa prevede la legge?
Contrattualmente è chiaramente indicato che l’alimentazione deve essere sana e sufficiente.
“Ma il vitto deve essere sufficiente a cosa?” per evitare di creare inutili attriti nella normale gestione della convivenza, non si è obbligati a soddisfare ogni richiesta anche la più assurda.
Ecco che entra in gioco il buon senso. Un’alimentazione sana e sufficiente non è fatta di capricci e stravaganze.
Per le famiglie il vitto è un costo, previsto dal contratto e propedeutico alla buona riuscita dell’assistenza ma non può e non deve diventare un salasso mensile.
Esiste poi l’indennità di vitto va pagata solo quando la badante non può usufruire gratuitamente dei pasti come ad esempio quando è in ferie.
Pertanto, nei casi di cui abbiamo scritto prima, è stata contrattualmente prevista una cifra convenzionale in sostituzione dei pasti che la badante solitamente consuma durante le normali giornate lavorative.
Al di là degli aspetti puramente contrattuali, è importante che il vitto fornito al badante sia di qualità adeguata e rispetti le sue eventuali esigenze alimentari, culturali o religiose. Questo aspetto è spesso sottovalutato, ma contribuisce a creare un ambiente di lavoro sereno e rispettoso. Fornire pasti adeguati e rispettare le preferenze alimentari del lavoratore può favorire un rapporto di fiducia e collaborazione più solido.
È evidente dunque che l’indennità in denaro non è l’unico criterio per stabilire qualità e quantità dei pasti ma si deve tenere in considerazione la salute del soggetto e la qualità e la quantità del vitto.
Torniamo ad insistere sul buon senso perché è l’unico parametro infallibile in questi casi.
Un suggerimento che può apparire banale è questo: stabilite sempre prima con chiarezza tutte le pattuizioni che governeranno il rapporto e verificatele nel tempo.
Il rapporto tra cibo e badante non è solo una questione logistica, ma un diritto sancito dal contratto di lavoro. Il datore di lavoro ha l’obbligo di garantire vitto e alloggio, o in alternativa corrispondere un’indennità che copra le spese dei pasti non forniti. Una corretta gestione di questo aspetto non solo garantisce il rispetto dei diritti contrattuali del badante, ma può anche migliorare la qualità del rapporto tra le parti, contribuendo a un clima lavorativo più equilibrato e soddisfacente per entrambi.
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Articolo aggiornato al 10/09/2024