badante e residenza

La Badante senza Residenza Italiana, non Spaventatevi

La selezione di una badante è molto spesso impegnativa, poiché deve tenere conto di competenze richieste da ogni singola famiglia, deve essere caratterialmente in sintonia con la persona da assistere e i familiari.

Aes Domicilio ricorre ad una tempistica di qualche giorno per garantire la ricerca nel modo il più possibile preciso ed adeguato con la persona da assistere.

Assumere una badante non residente in Italia: è possibile?

Contrariamente a quanto molti credono, la residenza in Italia non è un requisito per essere assunti come badanti. La legislazione italiana permette a cittadini stranieri di lavorare nel Paese senza necessariamente risiedervi, a patto che siano in possesso di un permesso di soggiorno valido per motivi di lavoro. È importante distinguere tra residenza, che implica stabilire il proprio domicilio in un luogo fisso, e il permesso di soggiorno, che consente di vivere e lavorare nel Paese per un determinato periodo.

Una badante che lavora in Italia, anche senza residenza, ha diritto agli stessi benefici previdenziali di qualsiasi altro lavoratore. Il datore di lavoro è tenuto a versare i contributi previdenziali all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), il che garantisce alla badante l’accesso a coperture come la pensione, la malattia, e altre tutele sociali.
L’assenza di residenza non influisce su questi diritti. La badante, infatti, può usufruire di questi benefici in base al numero di contributi versati, indipendentemente dal fatto che abbia stabilito o meno la sua residenza in Italia.

La badante convivente e la dichiarazione di ospitalità

In certi casi la badante convivente è una soluzione ideale per i datori di lavoro che cercano assistenza a lungo termine per i propri cari, che possa coprire la giornata aiutando non solo nella cura di sé, ma anche provvedendo alla gestione della casa, delle compere, del cibo.

Per i lavoratori conviventi, il datore di lavoro è tenuto, sempre, a prescindere dalla residenza, a rilasciare una dichiarazione di ospitalità presso gli uffici preposti di questura o vigili sul territorio del luogo di lavoro perché abbiano traccia della presenza di un cittadino nella loro circospezione.

La dichiarazione di ospitalità o comunicazione di cessione di fabbricato deve essere fatta entro 48 ore la data di assunzione della lavoratrice.

Ricordiamo che non sussiste l’obbligo di residenza dal datore di lavoro per poter stipulare un contratto di badante convivente. La badante può benissimo mantenere un’altra residenza.

Inoltre molto importante la dichiarazione di ospitalità decade con la cessazione del rapporto di lavoro.

Assumere una badante senza residenza: conviene?

Per i datori di lavoro, assumere una badante senza residenza non comporta svantaggi.

L’importante è che il rapporto di lavoro sia regolare, con un contratto, il versamento dei contributi e la verifica del permesso di soggiorno. La mancanza di residenza, infatti, non esonera il datore dall’obbligo di regolarizzare il lavoro, ma non rappresenta neppure un ostacolo alla legalità del rapporto.

Ad esempio: I signori Rossi assumono Irina, cittadina moldava, come badante per l’assistenza di una persona anziana. Irina non ha ancora stabilito la sua residenza in Italia, ma ha un permesso di soggiorno valido per lavoro domestico. I signori Rossi possono tranquillamente assumerla e regolarizzare la sua posizione, senza incorrere in alcun problema legale.

Ma veniamo ora al punto più saliente e che preoccupa maggiormente:

assumere badante senza residenza

Quando va necessariamente concessa la residenza alla badante?

Poiché non è possibile comunicare l’iscrizione all’ Inps del rapporto di lavoro domestico senza indicare un indirizzo di residenza della collaboratrice, ci sono due casi in cui il datore non può sottrarsi nel concedere la residenza alla lavoratrice:

  • la badante non ha altra residenza in Italia
  • la badante ha ancora residenza dal datore precedente con il quale ha cessato il rapporto

Va precisato comunque che il datore non può opporsi all’iscrizione all’anagrafe da parte della collaboratrice ma può solo, se non è d’accordo, decidere di non stipulare il contratto.

La residenza badante convivente può anche essere un’opzione attraente per le badanti che cercano un unico posto di lavoro per un periodo di tempo più lungo in un ambiente accogliente e familiare. Questo tipo di arrangiamento può offrire maggiore stabilità e sicurezza rispetto ad altre opzioni di lavoro.

La residenza deve essere comunicata direttamente dalla lavoratrice presso il comune del luogo di lavoro.  Sarà la badante, una volta recesso il contratto, a comunicare presso gli uffici del comune il cambio del nuovo indirizzo di residenza.

Concedere la residenza non significa che la badante entri a far parte del nucleo famigliare o incida su reddito o oneri fiscali.

Alla fine del rapporto di lavoro (ultimato il preavviso), il datore di lavoro proprietario dell’alloggio (o un suo erede o delegato) va in comune e informa l’ufficio anagrafe che in casa sua non abita più il suo ex dipendente.

Perché avere la residenza italiana è importante per una badante

Per la badante, avere la residenza è fondamentale per accedere a una serie di servizi pubblici, come l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che richiede un indirizzo di residenza stabile. La residenza le consente di:

  • Avere un medico di base.
  • Accedere ai servizi sanitari gratuiti o a costo ridotto.
  • Ricevere eventuali contributi sociali o sussidi previsti per le persone con difficoltà economiche.

La residenza può influire anche sui rapporti previdenziali della badante, specialmente se è necessario dimostrare il suo domicilio per motivi legati ai contributi pensionistici o per eventuali trasferimenti di denaro all’estero. In alcuni casi, le autorità fiscali potrebbero chiedere prova del domicilio per verificare la correttezza dei contributi versati.

Inoltre, se una badante straniera è in Italia da molti anni e desidera fare domanda per la cittadinanza italiana, la residenza è un requisito indispensabile. La legge richiede infatti un periodo continuativo di residenza legale in Italia per poter presentare la richiesta di cittadinanza, che varia in base al Paese di origine e al motivo della residenza.

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Articolo aggiornato al 04/10/2024