Le filatrici (La favola di Aracne)

Gli anziani nella vita quotidiana – Analisi dell’opera

GLI ANZIANI E IL QUOTIDIANO: ANALISI DELL’OPERA “LE FILATRICI”

Aes Domicilio é attenta alle esigenze dei vostri cari, i nostri servizi rispondono ai bisogni dei più piccoli, ma anche dei più anziani che necessitano di cure precise o di un acconpagnamento assiduo a Como, Lecco e Monza Brianza, permanente o momentaneo. Anche oggi vogliamo offrirvi l’analisi di un’opera particolarmente interessante: essa ha per oggetto una scena ricorrente che rievoca la quotidianità delle signore che spesso passano il tempo filando.

Le filatrici (La favola di Aracne) è un dipinto a olio su tela (167×252 cm) realizzato nel 1657 circa dal pittore Diego Velázquez conservato nel Museo del Prado.

Nella scena in primo piano la luce solare entra soffusa in una stanza disadorna in cui lavorano alcune filatrici. “Si notino le figure del popolo ed il contrasto tra questa semplice realtà, banale solo all’apparenza, ed una serie di richiami dotti ed allegorici tipici della pittura dello spagnolo. Tra le cinque donne della scena in primo piano, due sono quelle che catturano l’attenzione dell’osservatore raccontando la loro storia: la donna di sinistra, più anziana ed in penombra, aziona la ruota della spolatrice mentre, in fronte a lei, in piena luce, una giovane ragazza raccoglie il filo nell’aspa; gli sguardi delle due donne non si incontrano, sono concentrate sul loro lavoro entrambe in una posa plastica che ricorda in modo sensibile il particolare di un affresco che colpì davvero molto Velazquez durante una sua visita in Italia: l’affresco è quello che rende unica la Cappella Sistina e nello specifico il riferimento è agli Ignudi (Michelangelo, 1508-1512, affresco vaticano, Cappella Sistina).
La scena in secondo piano mostra la vera protagonista della tela che si svolge dietro le spalle delle figure in primo piano, in un dotto gioco di richiami tra diversi piani spaziali e temporali. Alle spalle delle filatrici troviamo altre filatrici, solo questa volta non anonime.

Una luce prepotente irrompe da sinistra e sottolinea con teatralità la figura della dea Atena che ha appena smesso i menzogneri panni dell’anziana filatrice per rivelare la sua identità divina ad una stupita Aracne. È quindi palese il riferimento alla leggenda della sfida tra Aracne ed Atena narrata da Ovidio nelle Metamorfosi. Già Rubens aveva trattato questa leggenda qualche anno prima, nel 1636 ma, a differenza di quest’ultimo, Velázquez non tratterà della punizione inflitta dalla dea che, offesa dalla sfrontatezza dell’umana spintasi oltre i limiti del rispetto consentito, trasformerà Aracne nell’animale tessitore per eccellenza, il ragno. Aracne inoltre pare galleggiare tra il subpiano in cui si manifesta la dea ed il suo arazzo (raffigurante un altro mito greco, il “Ratto d’Europa”) appeso alle spalle e che la condurrà verso il suo triste destino: il pittore non chiarisce volontariamente le idee a questo proposito in un continuo gioco con l’osservatore.

Ogni grande quadro di Velázquez è costruito attorno ad un enigma, un gioco di riflessi che, così come accade per l’osservatore, interessa affascina e talvolta divide gli storici dell’arte alla ricerca del significato recondito dell’opera.
Come già detto il pittore evita di posare l’attenzione sulla punizione, la scena culminante della leggenda di Ovidio, ma pone anzi l’accento sulla parità tra le due donne concorrenti tanto irrimediabilmente diverse quanto unite però dal loro lavoro e passione. Arte che torna prepotentemente protagonista se vediamo come in primo piano la celebre scena mitologica venga tradotta, elevata e quasi resa monumentale nella semplice bellezza della realtà quotidiana.”

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