Cultura della badante

La Cultura delle Badanti nel Mondo del Lavoro

Chi l’ha detto che le badanti non abbiano una loro cultura, che non abbiamo studiato durante il loro percorso?

Dobbiamo superare il pregiudizio che la badante non abbia una preparazione sufficiente per affrontare anche le più ardue avversità: è molto difficile, infatti, affrontare una vita di sacrifici, lontane dalla propria famiglia, dal proprio paese, dalla propria lingua madre, e assumere immediatamente un forte spirito di adattamento che le sappia inserire in un mondo tutto nuovo, a contatto con persone anch’esse nuove.

Del resto, le badanti costituiscono una categoria fondamentale per un paese come il nostro, le badanti conviventi curano i nostri anziani, le badanti curano l’Italia che invecchia, la badante deve conoscere i suoi diritti e doveri, la badante deve conoscere una lingua diversa dalla sua, deve saper comunicare e approcciarsi con le famiglie, ma soprattutto con chi deve accudire ed assistere giorno dopo giorno.

La badante non è sempre una sprovveduta, specie se scelta con cura da una azienda che si occupa di questo settore, che rispetta le regole e offre servizi mirati e specifici per ogni famiglia, pensati per assecondare le richieste di tutti, per rispondere alle necessità di chi ha bisogno di aiuto con un proprio caro.

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AES DOMICILIO (assistenza anziani a domicilio) seleziona badanti ad hoc, molto competenti, soprattutto ha un vasto ventaglio di scelte tra “badante ad ore”, “badante h24”, o “badante di notte”.

Insomma, le badanti sono le assistenti che si prendono cura dei nostri cari, i più longevi d’Europa, secondi nel mondo solo al Giappone.

Non è un caso, forse, che le badanti erano circa un milione nel 2001 e oggi sono diventate 1,6 milioni. E più del 77% non è italiano, con un primato della componente rumena, seguita da ucraine, filippine, moldave, poi marocchine, peruviane, polacche e russe (dati Censis e Ismu). Molte sono donne, solo il 17,6% è di sesso maschile. Un contributo fondamentale per le famiglie italiane, che – secondo un’indagine del Centro studi Idos e Fondazione Unicredit – farebbe risparmiare allo Stato ben 45 miliardi di euro all’anno. Ma che ora, in un’Italia in cui a due famiglie su tre lo stipendio non basta, rischia di entrare in crisi. Molti faticano a sostenere le spese, alcuni scelgono il nero, altri ancora si indebitano, ma non è questa la risposta giusta per garantire sicurezza e regolarizzazione nel nostro Paese!

La selezione è destinata ad aumentare in modo esponenziale, secondo il Censis la crescita della domanda di servizi di assistenza porterà il numero degli attuali collaboratori a più di 2 milioni nel 2030. Il doppio rispetto al 2001. Un boom determinato anche dallo stile di vita delle donne, che ora riescono a gestire il lavoro e la famiglia contemporaneamente, un sostegno essenziale, quindi, per consentire alle donne italiane, che hanno ancora in carico il 70% del lavoro domestico, di entrare nel mondo del lavoro vero e proprio.

 

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