Intervista Badante Stefanel

Intervista alla Badante Stefanel

(tutti i nomi di persona, luogo, o altro sono puramente inventati per tutelare la privacy delle persone che hanno compiuto questa intervista; la stessa è stata compiuta da un membro del nostro team a cui la badante ha deciso di raccontare la sua storia)

AES: Salve, e grazie di aversi ospitati qui questo pomeriggio.
Stefanel: Figuratevi, è per me un onore che voi siate qui.
AES. Allora, raccontaci: questa non ci sembra la casa dove lavori.
Stefanel: No, questa è casa mia.
AES: Spero tu non ti offenda, ma questo ci sembra un garage.
Stefanel: Vi sembra? E’ un garage!
AES: E come mai vivi qui?
Stefanel: è il luogo meno costoso che mi è capitato.
AES: Non puoi permetterti una casa normale?
Stefanel: Qui i prezzi sono troppo alti.
AES: Chissà una stanza condivisa con un’altra persona…
Stefanel: Francamente non mi ci vedo proprio a fare da coinquilina ed a litigare magari per il bagno occupato!
AES: E come ti trovi qui?
Stefanel: Lo spazio è piccolo, è quello che è, come potete vedere, ma si sta bene.
AES: Da quanto tempo fai la badante?
Stefanel: Da un mese!!!
AES: Oddio, e come ti trovi?
Stefanel: Uno schifo!
AES: Perché?
Stefanel: Diciamo che non era proprio quello per cui ero venuta in Italia.
AES: Qual era il tuo progetto di partenza?
Stefanel: Volevo fare la modella.
AES: Beh, la bellezza certamente non ti manca, e forse nemmeno il portamento: cos’è che te lo impedisce?
Stefanel: Sai il mondo non è più razzista, perché si è accorto che non conviene. I razzisti sono troppo riconoscibili. Ma gli stereotipi non se n’andranno mai.
AES: A cosa ti riferisci?
Stefanel: Mi riferisco al fatto che venire dall’est e voler fare moda significa solo una cosa: essere una poco di buono.
AES: Credi davvero che ci sia ancora gente del genere?
Stefanel: Lo credo? E’ così, e l’ho provato sulla mia pelle.
AES: E perché stai facendo la badante?
Stefanel: Perché devo mangiare!
AES: Ma questo è un mestiere molto delicato, che non sempre basta volerlo fare per saperlo fare.
Stefanel: Ma io non voglio farlo, e quindi poco mi frega di saperlo fare. Anzi: non so fare niente.
AES: E i familiari o la persona che assisti non se n’è accorta?
Stefanel: No…
AES: Questo che stai facendo non è una cosa moralmente giusta e nemmeno legalmente giusta.
Stefanel: Lascerei anche in questo momento, ma tu cosa mi offri?
AES: Noi siamo solo un’agenzia socio assistenziale, e non un ufficio per l’impiego e con questi presupposti non ti sceglieremmo nemmeno come badante.
Stefanel: Ma questo è il punto: bisogna capire che non sempre c’è una ragione in quello che si fa. Che ci sono delle ingiustizie che ci passano sotto il naso e che noi dobbiamo sopportarle.
AES: Quindi cosa ci stai dicendo?
Stefanel: Che dovete sopportarmi!
AES: Sei simpatica, ma davvero è una questione seria.
Stefanel: So che è qualcosa di serio, ma cosa posso fare?
AES: Hai provato in un bar, o in qualche altro posto per un lavoro umile?
Stefanel: Si. Ma tutti cadono lì.
AES: Praticamente la bellezza è una condanna per te.
Stefanel: Esatto!
AES: Spiegaci un po’.
Stefanel: Mentre tutti in giro non fanno che ricercare la bellezza, io vorrei evitarla. Tant’è che non mi vesto mai provocante. Non faccio niente per non creare equivoci. Ma…
AES: Ma cosa?
Stefanel: Ma si finisce sempre con la stessa storia.
AES: Cioè: sii più esplicita.
Stefanel: Che subisco molestie!
AES: E come reagisci?
Stefanel: Che pianto tutto e vado via, perché nessuno è disposto a credere ad un’ucraina, bella, venuta in Italia per la speranza della moda.
AES: Come vivi questa cosa?
Stefanel: Come vivo il mio sogno infranto?
AES: Sì.
Stefanel: Nel peggiore dei modi possibili.
AES: Hai fatto sfilate?
Stefanel: Sì, ho tentato di tutto ma niente è riuscito. Solo sesso e droga. Questo è ciò che mi offriva l’ambiente che frequentavo.
AES: Ma secondo te perché?
Stefanel: Perché fanno tutte così!
AES: Cosa facevi nel tuo paese?
Stefanel: Vestiti. Ho iniziato a cucire vestiti per le feste di paese. Vestiti orrendi, terribili, ma tradizionali.
AES: E’ lì che hai capito di avere talento?
Stefanel: No.
AES: E quando?
Stefanel: Lì ho capito che non avrei mai fatto vestiti…
AES: E cosa?
Stefanel: Ho capito che li avrei indossati!
AES: Hai iniziato con i vestiti della tradizione?
Stefanel: Sì, e poi c’è stata la svolta!
AES: Quando?
Stefanel: A teatro!
AES: A teatro? Spiegaci meglio.
Stefanel: Mi trovavo a teatro, ma dovevo andare in bagno. Mi persi, e frugando tra quelle stanze, mi ritrovai proprio in quella del costumista.
AES: Cosa hai visto lì?
Stefanel: Penso di aver visto per la prima volta in vita mia i colori.
AES: Che bello…
Stefanel: Avrò indossato migliaia di vestiti. Costumi. Smoking. Costumi settecenteschi. Parrucche.
AES: E come è andata?
Stefanel: E’ andata che per tutto lo spettacolo io indossavo vestiti. Che la persona che era con me se ne andò per sempre. E mentre recitavano sul palco, io mi vestivo dietro. Mentre lì tutto era finto, e così vero; io ero così vera, eppure finta.
Il mio sogno era fare quello che ho fatto quella sera per tutta la vita. Essere me, e non me!