Intervista badante Sandra

Intervista alla badante Sandra

In questo articolo vorremmo parlare dell’importante e delicata professione della badante attraverso l’esperienza diretta di una lavoratrice, probabilmente un’esperienza comune a molte altre badanti che lavorano nel nostro paese.
(Per tutelare la riservatezza dell’identità della persona con cui un membro del nostro team ha compiuto questa intervista sulla vita quotidiana, sulle impressioni, e sulla professione della badante, utilizzeremo il nome fittizio di Sandra).

AES: Buongiorno e grazie per averci ospitati!

Sandra: Grazie a voi per esservi interessati!

AES: Allora, Sandra, iniziamo subito: da quanto tempo fai la badante?

Sandra: Praticamente da sempre.

AES: Spiegati meglio…

Sandra: Io sono nata in Italia ma per motivi di lavoro mi sono spostata e sposata in Romania. Le cose per un certo periodo andarono bene, ma poi…

AES: Ma poi?

Sandra: Poi io e il mio sposo ci lasciammo, lui venne in Italia ed io rimasi in Romania.

AES: Che lavoro facevi in Romania?

Sandra: Avevamo in gestione una pizzeria. Quando divorziai lasciai la ristorazione e e mi misi a fare la badante.

AES: Come fu la tua prima esperienza come badante?

Sandra: Fu terribile!

AES: Perché?

Sandra: L’anziano che accudivo aveva gravi problemi mentali, e più volte alzava le mani, ed io dovevo stare in silenzio per paura di perdere il lavoro.

AES: Mio Dio…Ed i familiari non se ne accorgevano?

Sandra: Sì, lo sapevano che tipo fosse… ma facevano finta di niente

AES: Perché?

Sandra: Ritengo che pensassero: finché resiste, non diciamo niente

AES: E fino a quando hai resistito?

Sandra: Per tre anni!

AES: Cosa ti ha fatto decidere d’andar via?

Sandra: Non sono andata via…

AES: E allora?

Sandra: E’ morto.

AES: Ho capito… poi?

Sandra: Poi volevano che io accudissi anche un loro zio…

AES: E cosa hai fatto?

Sandra: Non ho accettato. Il giorno stesso in cui ho ricevuto l’ultimo compenso, ho fatto le valigie e me ne sono andata. Sono arrivata in Italia.

AES: Tutto questo quando è successo?

Sandra: Io avevo 24 anni, era il ’95, ed il 2001 fu l’anno del mio ritorno in Italia.

AES: Trovasti qualche altro lavoro?

Sandra: Per due anni ritornai in casa dai miei. Poi mi diedi una smossa e mi misi a cercare nuovamente lavoro.

AES: Sempre come badante?

Sandra: No, all’inizio cercai lavori di ogni tipo: cameriera, cassiera, eccetera. Però, iul caso volle che io trovassi lavoro nuovamente come badante.

AES: Dove?

Sandra: Proprio nel palazzo dei miei. Ormai tutti conoscevano la mia vicenda, ed una Signora con cui ero cresciuta, arrivata all’età di 88 anni non ce la faceva più a stare sola in casa, e mi chiese di farle da badante.

AES: Per quanto tempo?

Sandra: Stetti con Lei per 10 anni. Fu un rapporto bellissimo, ed ancora oggi non so come la sogno la notte. E’ stata una seconda mamma per me.

AES: Ed eravamo in che anno?

Sandra: Il 2014.

AES: Da allora?

Sandra: Da allora cercai lavoro solo come badante. E trovai tanti lavori. Ma adesso sono stabilmente qui da 5 anni.

AES: Come ti trovi?

Sandra: Bene, molto bene. Ormai sento addosso il lavoro di badante, e sento che non potrei fare altrimenti.

AES: Qual è stato il momento più bello della tua vita?

Sandra: Ce ne sono stai tanti. Sicuramente porterò nel cuore i momenti con la Signora del mio palazzo. Furono giorni indimenticabili. Aveva insegnato Filosofia Teoretica all’Università. C’erano sere che mi parlava dell’infinito e del finito, e di che cosa vuol dire “vero” e “contraddizione”…

AES: Che bello!

Sandra: Sì, lo posso dire a chiare lettere… Sono stata veramente fortunata. Questo è quello che diceva lei: “con me, ti puoi considerare laureata in Filosofia!”

AES: Ed invece adesso?

Sandra: Adesso abbiamo un rapporto bellissimo, ma non c’è quella complicità irripetibile che c’era con la Signora. Quello di adesso è un rapporto lavorativo.

AES: Sai che una delle questioni fondamentali del nostro tempo è il “lavoro nero”. Durante tutte le tue esperienze, hai mai lavorato a nero?

Sandra: Questo non so se posso dirlo.

AES: Le nostre interviste sono integralmente anonime e senza possibilità di rintracciare l’identità di chi parla, e delle persone a cui ci si riferisce.

Sandra: Sempre.

AES: Sempre, cosa?

Sandra: Ho sempre lavorato a nero.

AES: Anche adesso?

Sandra: Assolutamente sì. La questione “lavoro nero” non si è mai affrontata. E’ stata come un fantasma, si sapeva e non si sapeva.

AES: E come vieni pagata?

Sandra: A mano.

AES: In che senso?

Sandra: Alla fine del mese, ricevo in contanti tutti i compensi.

AES: Sei mai stata truffata?

Sandra: No, mai. Devo essere sincera. In nessun lavoro che ho fatto mi è mai stato dato un solo euro in meno rispetto a quello che mi aspettavo. Semmai, più volte, mi è capitato che le famiglie mi dessero un extra.

AES: Ed una tua di famiglia, hai mai pensato a “crearla”? Quanti anni hai, oggi?

Sandra: Si, ci ho pensato più e più volte, ma non ho trovato la persona giusta. Ad oggi ho 48 anni. Sono grande, ma una cosa mi ha insegnato la Signora del mio palazzo: “il tempo non esiste”.

AES: In che senso?

Sandra: Il tempo sappiamo che esiste a partire “dai segni che lascia sulle cose”. Mi spiego. Non sai che il tempo passa – e non intendo la notte o il giorno, o l’immediatamente prima e l’immediatamente dopo – fin quando non vedi la foto ingiallita, non vedi la ruga che appare sul tuo viso, o su quello dei tuoi genitori. Insomma noi non conosciamo il tempo, ma solo i suoi segni. Solo dopo che è passato diciamo: “toh! è passato molto tempo”. Ma non diciamo mai: “ecco! sta passando il tempo”.

AES: Credo di aver seguito il tuo discorso, ma di non averlo capito!

Sandra: Il tempo non esiste. Semmai lo spazio esiste. E’ più corretto dire “qui” che “adesso”.

AES: Adesso posso dirti che mi sono veramente perso!

Sandra: Benissimo! Perdersi è all’inizio della strada giusta!

AES: Grazie Sandra per tutto!

Sandra: Grazie a voi!

 

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