Intervista alla badante Carime
(tutti i nomi di persona, luogo, o altro sono puramente inventati per tutelare la privacy delle persone che hanno compiuto questa intervista; la stessa è stata compiuta da un membro del nostro team a cui la badante ha deciso di raccontare la sua storia)
INDICE:
AES: Salve, e grazie di aversi ospitati qui questo pomeriggio.
Carime: Figuratevi, è per me un onore che voi siate qui.
AES: Allora, raccontaci: questa non ci sembra la casa dove lavori.
Carime: No, questa è casa mia.
AES: Spero tu non ti offenda, ma questo ci sembra un garage.
Carime: Vi sembra? E’ un garage!
AES: E come mai vivi qui?
Carime: è il luogo meno costoso che mi è capitato.
AES: Non puoi permetterti una casa normale?
Carime: Qui i prezzi sono troppo alti.
AES: Chissà una stanza condivisa con un’altra persona…
Carime: Francamente non mi ci vedo proprio a fare da coinquilina ed a litigare magari per il bagno occupato!
AES: E come ti trovi qui?
Carime: Lo spazio è piccolo, è quello che è, come potete vedere, ma si sta bene.
La nuova vita di Carime
AES: Da quanto tempo fai la badante?
Carime: Da un mese!!!
AES: Oddio, e come ti trovi?
Carime: Uno schifo!
AES: Perché?
Carime: Diciamo che non era proprio quello per cui ero venuta in Italia.
AES: Qual era il tuo progetto di partenza?
Carime: Volevo fare la modella.
AES: Beh, la bellezza certamente non ti manca, e forse nemmeno il portamento: cos’è che te lo impedisce?
Carime: Sai il mondo non è più razzista, perché si è accorto che non conviene. I razzisti sono troppo riconoscibili. Ma gli stereotipi non se n’andranno mai.
AES: A cosa ti riferisci?
Carime: Mi riferisco al fatto che venire dall’est e voler fare moda significa solo una cosa: essere una poco di buono.
AES: Credi davvero che ci sia ancora gente del genere?
Carime: Lo credo? E’ così, e l’ho provato sulla mia pelle.
Il lavoro di badante
AES: E perché stai facendo la badante?
Carime: Perché devo mangiare!
AES: Ma questo è un mestiere molto delicato, che non sempre basta volerlo fare per saperlo fare.
Carime: Ma io non voglio farlo, e quindi poco mi frega di saperlo fare. Anzi: non so fare niente.
AES: E i familiari o la persona che assisti non se n’è accorta?
Carime: No…
AES: Questo che stai facendo non è una cosa moralmente giusta e nemmeno legalmente giusta.
Carime: Lascerei anche in questo momento, ma tu cosa mi offri?
AES: Noi siamo solo un’agenzia socio assistenziale, e non un ufficio per l’impiego e con questi presupposti non ti sceglieremmo nemmeno come badante.
Carime: Ma questo è il punto: bisogna capire che non sempre c’è una ragione in quello che si fa. Che ci sono delle ingiustizie che ci passano sotto il naso e che noi dobbiamo sopportarle.
AES: Quindi cosa ci stai dicendo?
Carime: Che dovete sopportarmi!
AES: Sei simpatica, ma davvero è una questione seria.
Carime: So che è qualcosa di serio, ma cosa posso fare?
AES: Hai provato in un bar, o in qualche altro posto per un lavoro umile?
Carime: Si. Ma tutti cadono lì.
AES: Praticamente la bellezza è una condanna per te.
Carime: Esatto!
AES: Spiegaci un po’.
Carime: Mentre tutti in giro non fanno che ricercare la bellezza, io vorrei evitarla. Tant’è che non mi vesto mai provocante. Non faccio niente per non creare equivoci. Ma…
AES: Ma cosa?
Carime: Ma si finisce sempre con la stessa storia.
AES: Cioè: sii più esplicita.
Carime: Che subisco molestie!
AES: E come reagisci?
Carime: Che pianto tutto e vado via, perché nessuno è disposto a credere ad un’ucraina, bella, venuta in Italia per la speranza della moda.
AES: Come vivi questa cosa?
Carime: Come vivo il mio sogno infranto?
AES: Sì.
Carime: Nel peggiore dei modi possibili.
AES: Hai fatto sfilate?
Carime: Sì, ho tentato di tutto ma niente è riuscito. Solo sesso e droga. Questo è ciò che mi offriva l’ambiente che frequentavo.
AES: Ma secondo te perché?
Carime: Perché fanno tutte così!
La storia di Carime
AES: Cosa facevi nel tuo paese?
Carime: Vestiti. Ho iniziato a cucire vestiti per le feste di paese. Vestiti orrendi, terribili, ma tradizionali.
AES: E’ lì che hai capito di avere talento?
Carime: No.
AES: E quando?
Carime: Lì ho capito che non avrei mai fatto vestiti…
AES: E cosa?
Carime: Ho capito che li avrei indossati!
AES: Hai iniziato con i vestiti della tradizione?
Carime: Sì, e poi c’è stata la svolta!
AES: Quando?
Carime: A teatro!
AES: A teatro? Spiegaci meglio.
Carime: Mi trovavo a teatro, ma dovevo andare in bagno. Mi persi, e frugando tra quelle stanze, mi ritrovai proprio in quella del costumista.
AES: Cosa hai visto lì?
Carime: Penso di aver visto per la prima volta in vita mia i colori.
AES: Che bello…
Carime: Avrò indossato migliaia di vestiti. Costumi. Smoking. Costumi settecenteschi. Parrucche.
AES: E come è andata?
Carime: E’ andata che per tutto lo spettacolo io indossavo vestiti. Che la persona che era con me se ne andò per sempre. E mentre recitavano sul palco, io mi vestivo dietro. Mentre lì tutto era finto, e così vero; io ero così vera, eppure finta.
Il mio sogno era fare quello che ho fatto quella sera per tutta la vita. Essere me, e non me!
AES: Ho capito che sei una persona stramba. Ma anche un’altra cosa: che hai un punto di vista sul mondo tutto tuo. E per questo grazie e in bocca al lupo!
Carime: Grazie a voi, e mi raccomando: non ditelo che non mi piace fare la badante..