Badante Layla

Layla , Una Storia Di Una Badante

Ci siamo imbattuti in una donna rumena che racconta il suo lavoro di badante, in Italia.

Aes: “ Come ti trattavano appena arrivata in Italia”
Layla: “Molto spesso ci dicevano: voi rumene, venite qui, non pagate la luce, non fate la spesa, consumate tranquillamente tutto ciò di cui avete bisogno, noi paghiamo e vi diamo anche lo stipendio. Dovreste essere riconoscenti!”

Aes: “ Come era il lavoro che hai fatto appena arrivata?”

Layla: “ Era con una coppia, ma dovevo assistere il marito. La moglie mi metteva nel piatto solo la quantità e la tipologia di cibo che decideva lei, e mi colpiva sul viso peggio di una manata mentre assistevo suo marito giorno e notte. “

Layla racconta che dalla Romania è scappata per la fame ed è solo girando quelle pagine che scopro che sì, in Europa si può ancora avere quella fame, nulla per cena che del tea.  Layla non mangiava che una volta ogni due giorni per nutrire le figlie, si era scordata come masticare e voleva solo chiudere gli occhi e sparire. Attorno a lei i bambini non avevano le scarpe, condividevano un solo pennarello per colorare e si incontravano in gruppi di studio attorno all’unico libro disponibile. La vicina di casa piangeva perché non c’era più pane, lo zucchero era da centellinare e la fila per prendere le medicine da fare all’alba o nel cuore della notte.

Aes: “Sareste rimasti in Romania a sentir crepare la speranza o avreste provato a cercar fortuna in Italia, pur non conoscendo nessuno?”

Layla: “Cio’ che mi angoscia adesso è l’apparente mancanza di futuro e sorriso. Qui, nella famiglia in cui lavoro, ho tutto. Lavoro e spedisco i soldi a casa. Non ho niente. Non sogno nulla. Aspetto solo che passi la giornata. Ma, ahimè, ne inizia un’altra. Ho i tic nervosi. Tutto è programmato da lungo tempo in funzione delle loro necessità, non delle mie. In bagno vado la mattina e alle quattordici. Poi la sera.”

Manda i soldi in Romania, che non bastano mai e manda pacchi ogni due mesi
Potrebbe limitarsi ai soldi ma vuole sapere di esserci ancora, di esistere, vuole preparare i pacchetti e sentire per telefono se il maglione è giusto, se il fermaglio piace.

Layla: “La mattina della vigilia di Natale ho spedito i soldi a casa. Per il cibo, la legna, etc.
– Grazie mille, mamma! Come faremo senza di te!
Si! Ho pianto, mi facevano pena i miei figli, ho ringraziato Dio per il mio lavoro qui. Qualche giorno fa ho spedito dei pacchi. Panettoni, maglioncini, pigiami, cioccolata, pannolini per il mio nipotino, giocattoli (gli ho mandato un treno elettrico), shampoo e calze. Mi hanno detto:
– Mamma, qualsiasi cosa tu ci spedisca, va bene, qui non abbiamo nulla. Tutti i soldi li spendiamo per la spesa!”

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